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giovedì 7 luglio 2016

Bitto storico = reato penale (perché BITTEXIT)

Facciamo chiarezza sul bitto storico che non può più esistere (a meno che - smentendo vent'anni di traccheggiamento - la politica vada a Bruxelles a dire: "scusateci siamo italiani pasticcioni e imbroglioncelli, abbiamo fatto una dop del piffero e adesso, dopo vent'anni, vogliamo rimediare)".
Molte le ciance sul Bitto storico. Molti si ergono a suoi paladini dell'ultima ora (dopo che per anni non hanno fatto nulla o peggio) e si dicono scandalizzati del fatto che il Consorzio salvaguardia del bitto storico abbia depositato un altro nome. Ormai non c'è più da meravigliarsi di nulla ma se pubblici amministratori, sindaci tenuti a conoscere e a far rispettare le leggi non si rendono conto che "Bitto storico" è reato e discettano di "accordi" e "tavoli" significa che si è toccato il fondo. Anche perché non sono loro a rischiare le conseguenze penali. Forse non si rendono conto che gli appelli a "non abbandonare il Bitto storico" equivalgono alla istigazione a commettere un reato. Sono credibili solo se si traducono in azioni con il fine di ottenere precise garanzie da parte delle istituzioni . Garanzie per una tutela giuridica ed economica dei produttori del Bitto storico, comprensiva di soluzioni "tecniche" transitorie sino al riconoscimento europeo di un nuovo disciplinare del Bitto Dop (per il quale ci vorrà una forte iniziativa politica se si vorrà spuntarla). Se le istituzioni (in questo caso regione Lombardia e Ministero delle politiche agricole) non possono o non intendono fornire queste garanzie è meglio prendere atto che il cinema è finito.

La frode in commercio

Tra tanti politici e amministratori pubblici allo sbaraglio (e furbastri) solo l'assessore regionale Fava ha avuto il coraggio di uscire dall'ipocrisia e di dire le cose come stanno: "Si rischia la frode in commercio". Una boutade? Assolutamente no. Perché nel caso di violazione delle norme di protezione delle denominazioni protette (Dop) il reato (penale) è conclamato e aggravato.

art. 515. (Frode nell’esercizio del commercio)

Chiunque, nell’esercizio di una attività commerciale, ovvero in uno spaccio aperto al pubblico, consegna all’acquirente una cosa mobile per un’altra, ovvero una cosa mobile, per origine, provenienza, qualità o quantità, diversa da quella dichiarata o pattuita, è punito, qualora il fatto non costituisca un più grave delitto, con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a euro 2.065

Questo l'articolo del Codice penale. Ma quando si verifica la "frode"? Quando il prodotto è diverso per caratteristiche  essenziali ovvero non risponde ai requisiti richiesti per fregiarsi di una certa denominazione come palesemente ricorre qualora non si abbiano i requisiti per poterlo fregiare di denominazione protetta (Dop).


Per l'aspetto amministrativo vale, invece, il Decreto Legislativo 19 novembre 2004, n. 297 ("Disposizioni sanzionatorie in applicazione del regolamento (CEE) n. 2081/92, relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari"). Notare che se le violazioni vengono reiterate le sanzioni sono triplicate. 

Art. 2. Designazione e presentazione della denominazione del segno distintivo o del marchio
2. Salva l'applicazione delle norme penali vigenti, chiunque nella designazione e presentazione del prodotto usurpa, imita, o evoca una denominazione protetta, o il segno distintivo o il marchio, anche se l'origine vera del prodotto e' indicata o se la denominazione protetta e' una traduzione non consentita o e' accompagnata da espressioni quali genere, tipo, metodo, alla maniera, imitazione, o simili e' sottoposto alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro duemila ad euro tredicimila.

Come si è arrivati a tanto?

Il "bitto storico - Presidio Slow Food" , rappresenta di per sé una forma di autodenuncia clamorosa. I produttori "storici" sono usciti dalla dop per disperata protesta sin dal 2006 a seguito dello stravolgimento del metodo di produzione del Bitto dop. La UE aveva avallato quell'anno l'uso dei fermenti industriali e dei mangimi. Contemporaneamente il Ministero aveva diffidato dall'uso del marchietto aggiuntivo "Valli del Bitto", flebile segno di differenziazione tra la produzione realizzata nell'area di origine e con i metodi tradizionali da quella "modernizzata", estesa a tutta la Provincia di Sondrio e "facilitata" dall'uso di fermenti e mangimi. In seguito alle sanzioni della "Repressione frodi" del 2009 la struttura di stagionatura (Il Centro del bitto) e due produttori rientrarono nella dop (ma non nel Consorzio). Una situazione di transitoria e parziale legalizzazione che è durata ben poco perché dopo due anni nessun produttore era più sottoposto ai controlli necessari per il marchio dop.
Non siamo un paese normale

I produttori del Bitto storico (e Slow Food che li ha sempre appoggiati con coerenza e coraggio) pensavano di "forzare la mano", ovvero di spingere le istituzioni a ricercare una soluzione politica e giuridica alla paradossale situazione di un prodotto che è costretto ad autodenunciarsi trovandosi (con le nuove regole delle dop europee) "fuorilegge". Ma siamo in Italia, un paese che non è normale e nessuno si è mosso. Muoversi significava disturbare le lobby. Così oggi si viene a dire: "Abbiamo chiuso gli occhi e continueremo a farlo". Forse chi dice così non si rende conto di autodenunciarsi esso stesso.
Solo l'annuncio che in questa situazione non si poteva durare e che era ormai venuto il momento di riconoscere che LA BATTAGLIA PER IL BITTO STORICO ERA PERSA (e che bisognava obtorto collo cambiare nome al formaggio storico delle alpi Orobiche) ha smosso le acque e fatto piangere ai coccodrilli lacrime copiose.
Il Bitto storico da diversi anni è proseguito nella condizione surreale di una "illegalità tollerata". Ma può una qualsiasi attività economica e un'azienda con dei soci azionisti e degli amministratori basare la propria attività su un'attività illegale? Facile parlare quando non si rischia né economicamente né penalmente. Il patrimonio storico e culturale rappresentato dal glorioso formaggio sarà al sicuro fuori della Dop.

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