RIPARTE LA CAMPAGNA SI SOSTEGNO ALLO STORICO RIBELLE (EX-BITTO STORICO)

BLOG UFFICIALE DEI RIBELLI DEL BITTO (SOCIETA' VALLI DEL BITTO BENEFIT)
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sabato 23 luglio 2016

Ribelli del bitto all'opera nel loro habitat


Siamo ormai in piena stagione d'alpeggio. Che senso avrebbe la battaglia dei ribelli del bitto  (produttori dell'ex bitto storico e i coproduttori che li sostengono attivamente in vari modi) se non parlassimo dei valori, dei significati, dei contenuti della realtà che difendiamo?
Il modello dei ribelli del bitto è un modello ecosostenibile nei fatti non nelle parole. Alcuni alpeggi dove si produce il formaggio storico ribelle non sono raggiungibili se non con i quadrupedi someggiati come Cavisciöla, nella foto, caricata da Alfio Sassella, vice-presidente del Consorzio per la salvaguardia dell'(ex) bitto storico. Altri sono solo in parte raggiungibili con mezzi meccanici.
Qui a Caviscöla si fa tutto a mano, si usa energia rinnovabile vera, quella delle braccia e delle zampe dei cavalli. Eco-sostenibile è tutto ciò che è sostenibile dal punto di vista ecologico, ovvero tutto ciò che può essere portato avanti quasi indefinitamente e che non danneggia in alcun modo l’ambiente. Anzi, lo migliora! Come qui perché il pascolo è ben curato, con un rapporto equilibrato e tra crescita dell'erba e animali che la brucano e ciò massimizza la biodiversità (che comprende piante, insetti, ragni, uccelli). Dove l'animale pascola secondo un saggio criterio "restituisce" con le sue deiezioni buona parte dei principi nutritivi dell'erba brucata. E anche questo è fondamentale per mantenere un buon pascolo, bello da vedere e ricco di vita. E in grado di dare formaggio della massima qualità.

Qui a Cavisciöla si difende la biodiversità sul serio perché le vacche sono OB, vera bruna alpina, non la turbobrown  made in Usa, ottenuta incrociando la bruna europea con razze più lattifere (che ai contadini hanno fatto credere fosse la stessa cosa "migliorata"). Qui le capre sono tutte bellissime orobiche, autoctone al 100% dal pelo fluente variegato di più colori e sfumature e dalle lunga corna ritorte.  Quando scendono di corsa per i  ripidi pendii , giù dalle coste dove brucavano le essenze aromatiche, richiamate dagli abili fischi e richiami di Alfio, appaiono come una visione primordiale, con il pelo scomposto dal vento, caracollando al suono di cento campanacci in risonanza tra loro. Spettacoli che da soli giustificano la camminata (e consentono di fare foto grandiose sapendo cogliere l'attimo) . Alfio, con naturalezza, senza tante grida, sa governare da maestro le sue capre. E non è facile.

Ovviamente per chi sale a Cavisciöla ci sono tante altre cose interessanti da osservare: la mungitura, la lavorazione del latte. Se, alla sera, desiderate assistere alla lavorazione dello storico ribelle (più lunga di quella del bitto dop "facilitato") ricordate di portare la lampada frontale o almeno una torcia (perché si finisce che è buio). Se siete sportivi e avete il sacco letto potete sistemarvi, mettendovi d'accordo con Alfio,  in una baita al momento non utilizzata e passare la notte sperimentando come si dorme in alpe.

Potete arrivare a Cavisciöla sia dal Passo di San Marco che dal rifugio Madonna delle nevi di Mezzoldo. I sentieri Cai sono ben marcati. Dovete salire più in alto della Casera di Cavizzola, alla baita Piedavalle a quota 1944. Il percorso dalla Madonna delle Nevi è descritto in questo fotoracconto (VAI A VEDERE) di cinque anni fa.  Alfio Sassella e la moglie Sonia Marioli (la casara) accolgono calorosamente gli amici dei ribelli del bitto che salgono a trovarli (compatibilmente con gli orari e le mansioni da svolgere). 

Il percorso la passo di San Marco è indicato nella mappa 

Buona passeggiata

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