RIPARTE LA CAMPAGNA SI SOSTEGNO ALLO STORICO RIBELLE (EX-BITTO STORICO)

BLOG UFFICIALE DEI RIBELLI DEL BITTO (SOCIETA' VALLI DEL BITTO BENEFIT)
La Società valli del bitto benefit è la forma organizzata, in grado anche di svolgere attività economica a sostegno dei produttori. Sono soci della "Valli del bitto benefit" i sostenitori (con ruoli di finanziatori/collaboratori volontari/consumatori), i produttori, i dipendenti Per associarsi basta acquistare una sola azione dal valore di 150 € per info: 334 332 53 66 info@formaggiobitto.com. Aiutaci anche anche acquistando una forma in dedica o anche solo un pezzo di storico ribelle vai allo shop online

lunedì 30 maggio 2011

ll Bitto storico lancia la campagna per l' azionariato popolare

É partita la campagna di sottoscrizione di azioni della società Valli del Bitto, braccio commerciale a sostegno della causa del Bitto storico Già ora si possono effettuare dei versamenti anticipati per 'riservarsi' delle azioni in vista dell'aumento di capitale che avverrà a Settembre

Paolo Ciapparelli, presidente del Consorzio del Bitto storico e ormai noto come il 'guerriero del Bitto' lo aveva annunciato il giorno 8 maggio in occasione dell'assemblea della Valli del Bitto spa: "Siamo pronti a giocare la carta dell'azionariato popolare confortati dal sostegno che circonda la nostra causa e da tante espressioni di solidarietà e simpatia". Chi desidera concorrere attivamente alla causa del Bitto storico, un esempio forse unico al mondo di resistenza casearia alla omologazione del gusto e dei cervelli, ora può farlo in modo efficace. Bastano 150€ per acquista un'azione della Valli del Bitto Trading spa, la società che ha consentito al Bitto storico di gestire la magnifica casera capace di 3.500 forme che  sta garantendo l'autonomia e la valorizzazione di questo formaggio unico.


La Valli de Bitto ha un capitale di 360.000€ provenienti da 43 uomini e donne di buona volontà che credono in questa avventura. Un'avventura che punta a salvare un prodotto che non è solo un formaggio ma un'espressione di una vera e propria 'civiltà del Bitto', un sistema perfezionato nei secoli di sfruttamento razionale dei pascoli alpini, di caseificazione accurata, di arte dell'affinamento, della valutazione delle forme e partire migliori. Un 'sistema' che guarda avanti e sa di poter contare sui tempi lunghi della storia per riuscire  vincitore nel confronto con i meschini interessi contingenti degli adepti della standardizzazione, delle furbizie di corto respiro del marketing. Per ora, però, gli interessi di corto periodo trovano le istituzioni, gli amministratori locali unanimi nel cercare di affossare un'esperienza controcorrente e 'sovversiva' delle logiche dell'industria, della società dell'immagine che manipola tipicità e tradizione per fini di profitto immediato. Ecco perché serve il sostegno della gente. Ai piccoli imprenditori, locali e non, che stanno già sostenendo con migliaia di euro tirati fuori di tasca propria la Valli del Bitto possono unirsi i tanti estimatori del Bitto storico, le tante persone che amano queste valli, che amano le cose autentiche.


L'aumento di capitale che sarà stabilito a settembre, quando verrà cambiato anche il nome della società (sarà eliminato l'orribile 'trading' e sarà fatto un riferimento diretto alla ragione sociale: il Bitto storico).
In occasione di Cheese, la grande rassegna internazionale casearia organizzata da Slow Food a Bra, il Bitto storico avrà un posto di onore. Sarà l'occasione per presentare i risultati di tante battaglie e sarebbe bello poter annunciare che tanti piccoli e piccolissimi azionisti si sono uniti alla società che commercializza il Bitto. La garanzia del carattere etico dell'operazione è presto illustrata con poche cifre. La società ha dovuto impiegare tutte le sue risorse per pagare l'affitto anticipato della casera (per venticinque anni) e per arredarla. Solo i canoni anticipati (che garantiscono continuità e sicurezza all'attività dei produttori) hanno richiesto un esborso di 300.000€. Un'operazione avveduta e saggia considerando il voltafaccia del sindaco di Gerola (l'immobile è di proprietà del comune) che, a seguito di nuove alchimie politiche in Comunità Montana, si è schierato contro il Consorzio dopo anni di proclamato sostegno incondizionato alla causa del Bitto storico.


L'altro dato è rappresentato dal prezzo etico di acquisto del Bitto fresco: 15-16 €/kg in funzione della qualità. Un prezzo mai raggiunto da nessun formaggio. Un prezzo cui vanno aggiunte le laboriose e assidue operazioni di cantina di cura e toelettatura delle forme, la rigida 'selezione' che impone di tagliare le forme che si intuisce non possano sostenere un invecchiamento ulteriore. Un lavoro impegnativo e una forte incidenza di forme e pezzi di formaggio che occorre valorizzare in modo diverso e con minor resa economica. Con l'aumento del capitale la società di propone di acquistare più forme riducendo il numero di quelle che vengono vendute fresche dai singoli produttori (con minor ricavo) e aumentando la 'base' della selazione della 'prima scelta' destinata a diventare un vertice mondiale di qualità casearia. Quest'anno a Bra verranno aperte in diretta televisiva e mese all'asta a favore del Consorzio ma per metà del ricavato a Presidi di paesi poveri, forme di 15 (quindici) anni. Mantenute in casera in condizioni naturali e non in cella, sia ben chiaro.


Tutte queste asserzioni possono essere verificate da chiunque con il massimo di trasparenza. Basta recarsi di persona al Centro del Bitto storico a Gerola alta (il 'Santuario del Bitto') per rendersene conto. Gli aspetti tecnici ed economici vi verranno spiegati nei dettagli. Dopo di che credo che parecchi sottoscriranno volentieri la prenotazione delle azioni. Per chi non ha la possibilità di andare di persona consiglio di scrivere o telefonare. Vi sarà anche spiegato come effettuare i versamenti.






Consorzio salvaguardia
BITTO STORICO
Heritage Bitto


Via Nazionale, 31
23010 Gerola Alta (SO)ITALY

Tel +39 0342 690081
Mobile +39 334 3325366

Paolo Ciapparelli - President
www.formaggiobitto.com

martedì 17 maggio 2011

Il futuro del Bitto storico è garantito da una rete di vera solidarietà

(08.05.11) In un'Italia dove molte Onlus hanno scopo di lucro mascherato una spa anomala è lo strumento del sostegno dal basso alla causa di una produzione agricola buona, pulita e giusta. La community supported agriculture del futuro

di Michele Corti

Oggi (8 maggio 2011) si è tenuta a Gerola alta presso il Centro del Bitto storico L'Assemblea della Valli del Bitto spa. La società che commercializza il Bitto ‘storico’ ha la sola finalità di sostenere la produzione dei 14 alpeggi aderenti all’ ex 'Associazione Valli del Bitto' (ora Consorzio salvaguardia Bitto storico) riconosciuto quale Presidio da Slow Food. Il sostegno è garantito assicurando il ritiro a un prezzo 'etico' del prodotto (14-16€).  La 'Valli del Bitto trading' è stata promossa nel 2003 da Paolo Ciapparelli, presidente dell'Associazione Produttori Valli del Bitto assieme ad altri dieci imprenditori locali apparentemente 'estranei' al mondo del formaggio.  La creazione della società commerciale a supporto della produzione del Bitto storico si è rilevata una felice intuizione che ha consentito 7 anni di sicurezza per i produttori nonostante le traversie che il Bitto storico ha dovuto e deve affrontare (per non piegarsi alle pesanti pressioni che vorrebbero la sua 'normalizzazione').


L'Assemblea di oggi è 'filata liscia'. Il bilancio è stato approvato all'unanimità. I pochi che, all'interno della società, vorrebbero la liquidazione della straordinaria esperienza del Bitto storico con la 'resa' al Consorzio ufficiale (CTCB) e il passaggio di mano della presidenza Ciapparelli erano venuti allo scoperto la settimana scorsa nel Consiglio straordinario della società. Oggi non si sono fatti vedere.  Tra loro c'è il sindaco attuelmente in carica di Gerola. Il sindaco nel  Consiglio straordinario si era trovato contro la maggioranza dei consiglieri, sorpresi e contrariati per un comportamento che contraddiceva il sostegno incondizionato  offerto da lui stesso e da tutta l'amministrazione comunale alla causa del Bitto storico sino allo scorso settembre quando, in conseguenza della formazione dei nuovi organi della Comunità Montana, c'erano stati dei 'riposizionamenti politici'. La conseguenza  era stato un riavvicinamento tra l'amministrazione di Gerola a quella di Albaredo (sempre nelle valli del Bitto) sino ad allora fieramente divise in tema di Bitto: Gerola con gli 'storici', Albaredo - che alle origini della 'Guerra del Bitto' stava anch'essa con i 'ribelli' e con Slow Food - con il Consorzio ufficiale del Bitto (CTCB). Un fatto ovvio visto che il direttore del Multiconsorzio (che raduna i consorzi Dop e IGP valtellnesi)  è  Patrizio del Nero  l'ex sindaco di Albaredo (tuttora assessore al bilancio). L'ennesima manovra per porre fine alla 'ribellione' del Bitto è stata sventata.


Ora il Bitto storico può pensare di consolidare le sue risorse: la società   'Valli del Bitto trading', i produttori, il mercato. Una notevole sicurezza operativa è data dalla disponibilità venticinquennale della casera del ‘Centro del Bitto storico’ per l'utilizzo della quale sono stati versati al Comune di Gerola alta (proprietario dell’immobile) 300.000 € a titolo di anticipazione dei canoni di affitto.  Una transazione definita con una convenzione che mette al riparo la Società da cambiamenti di atteggiamento delle amministrazioni comunali in carica nei confronti del grande pogetto 'Bitto storico' (e si è visto che si sono già verificati). Di notevole impegno sono stati anche gli investimenti per l'arredo della casera. Investimenti peraltro ripagati dalla meravigliosa funzionalità che essa sta dimostrando in termini di assicurazione delle condizioni ottimali dei maturazione del formaggio (ma anche in termini di coerenza e qualità estetica). Una soddisfazione indubbia per i finanziatori che hanno contribito a fare si che il sogno del Santuario del Bitto divenisse realtà.


Con queste premesse è evidente che la società ‘Valli del Bitto trading’, lungi dal perseguire fini di lucro, è l’espressione di una vera e propria rete di solidarietà, che si è concretizzata nel sostegno alla causa del Bitto storico da parte di alcuni imprenditori locali 'illuminati'. Essi  hanno rischiato (e rischiano) di tasca propria mossi dalla passione sincera per un prodotto simbolo della loro terra, che stava per rischiare di essere schiacciato dall’incombente 'sistema Dop'. A questi personaggi se ne sono aggiunti altri che, venendo da fuori, hanno condiviso sopratutto i valori incarnati dal Bitto storico. Da 11 soci con 200.000 € di azioni sottoscritte si è arrivati (31 dicembre 2010) a 43 soci con 363.000 € di azioni. Molti sono brianzoli o comunque lombardi ma ve ne sono anche di altre regioni come Zago titolare dell'omonimo birrificio friulano di birra artigianale di  fasciaalta.

.
Se solo alcuni tra i tanti vignaioli 'illuminati' seguissere  l'esempio di Zago (abbinare il proprio prodotto ad una buona causa ma anche ad un eccellente formaggio) la società valli del Bitto potrebbe conseguire buona parte dell'aumento di capitale che si sta ponendo come obiettivo. Oltre ai vignaioli e ai ristoratori che hanno la possibilità di divenire veri e propri coproduttori 'adottando' le forme da invecchiamento oltre che sottoscrivendo azioni della società la società Valli del Bitto guarda anche ad una maggiore corresponsabilizzazione di coloro che sono i primi beneficiari della sua attività: i produttori, i casari, gli alpeggiatori. Va detto che questi ultimi hanno già risposto in un modo che ci sembra straordinario: si sono impegnati a partecipare alal nuova capitalizzazione per 20.000 €. Non poco considerando la scarsa propensione degli agricoli a questi investimenti e le dimensioni modeste delle aziende.
Come sintetizzare tutto ciò: cittadini che comprano azioni, ristoratori e imprenditori del settore enogastronomico che non si limitano a essere 'clienti', gente che crea una struttura commerciale solo per aiutare dei produttori e produttori che ricambiano sborsando anch'essi dei capitali. Pare l'utopia della futura agricoltura senza burocrazie e Pac, sostenuta dai coproduttori. La community supported agriculture che si sta diffondendo negli Usa ma non solo.  Ed è segno dei tempi che questo laboratorio sociale nasca in montagna o, meglio, attraverso una integrazione tra montagna e città, tra produzione e consumo.


Ma la Valli del Bitto (un nome destinato a cambiare presto)  guarda a una nuova fonte di capitalizzazione l'azionariato popolare. Un modo per trasformare la vasta fascia di simpatia che la causa del Bitto storico ha saputo cerare in un concreto sostegno. Il relativo ottimismo che circola nella Valli del Bitto è comunque dovuto anche al lento ma continuo aumento del fatturato. Un aumento dovuto alla vendita diretta, alla partecipazione alle fiere, alla fatturazione a ristoranti e rivendite qualificate ma anche alla 'comemrcializzazione cerativa' (vedi le forme dedicate che sono una forma di acquisto anticipato o, se si vuole, un'adozione).  La Grande Distribuzione non è più considerata come uno sbocco su cui puntare (anche per una certa delusione nel rapporto con le Coop) e si punta ad allargare il mercato dei ristoranti e dei rivenditori che credono non solo alla qualità intrinseca senza pari di questo formaggio ma anche ai valori che rappresenta. Qui c'è una storia formidabile alle spalle e quello che il marketing banalmente definisce story selling non è frutto di costruzioni a tavolino ma di secoli di 'culto della qualità'.


La 'guerra del Bitto' ha fatto sì che gli elementi che definivano la qualità specifica del Bitto storico divenissero altrettanti emblemi, rivendicazioni, armi di battaglia. Il modo di lavorare 'con la testa', senza fretta, nel solco della tradizione è stato interiorizzato come parte di una identità personalee di gruppo irrinunciabile. Un incentivo potente per mantenere alta la guardia sul fronte della qualità. In qualche modo se il Bitto storico c'è ancora è anche merito di questa 'guerra'. Senza di essa  la straordinaria eredità del Bitto storico di sarebbe probabilmente svuotata dall'interno.