RIPARTE LA CAMPAGNA SI SOSTEGNO ALLO STORICO RIBELLE (EX-BITTO STORICO)

BLOG UFFICIALE DEI RIBELLI DEL BITTO (SOCIETA' VALLI DEL BITTO BENEFIT)
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venerdì 17 giugno 2016

Bitto merita promozioni GDO?

I ribelli del bitto sono tali perché dal 1994 sostengono la necessità di mantenere distinto il formaggio degli alpeggi dell'area storica da quello prodotto in tutta la provincia di Sondrio. Dal 2005 anche con metodi "facilitati", ovvero con mangimi e fermenti e senza latte di capra.


Notare la morchia sul piatto della forma e le fessurazioni. Chissà com'era tenuta?

Con questa premessa, e pur con la prospettiva di dover cambiare nome al proprio formaggio, i ribelli del bitto si sentono mortificati a vedere in vendita a prezzo da promozione (14,9€/kg) negli Ipermercati un formaggio chiamato bitto di quasi un anno. 

Ricordiamo che i produttori del metodo storico ricevono per il prodotto fresco un prezzo all'origine di 15/16 € il kg, pari e in qualche caso anche superiore a quello con cui viene venduto al dettaglio il bitto dop in autunno e ora a quello di ben 10-11 mesi di stagionatura in "saldo".

Quello in vendita all'Iperal di Morbegno, la storica città del bitto ( fiume e formaggio), contiene (anche se non si sente) latte di capra e sarebbe quindi più pregiato (anche se per il "disciplinare dop" il latte di capra è "ammesso" al massimo al 10% quale fosse un elemento negativo).





Pare un profondo errore per una Dop di poche decine di migliaia di forme all'anno seguire la strada scivolosa del concedere alla Gdo l'uso di prodotti "tipici" quali "prodotti civetta".  Ma forse le cose non stanno così. Stanno peggio. Ovvero è probabilmente un modo per liberarsi dell'invenduto della scorsa stagione d'alpeggio ora che è iniziata la nuova. E forse, data la qualità, non è neppure un' "offerta" conveniente (provare per credere).

Vi è la possibilità (molto concreta) che si sia tenuto il prodotto che "appesantiva il mercato" in celle a bassa temperatura fermando o rallentando la maturazione (e il calo peso). Sarebbe un ulteriore insulto al bitto, formaggio di gran pregio (prima della Dop) che merita una stagionatura in condizioni tali da consentire ai naturali processi di maturazione di procedere anche per anni. Tenere in cella a 7°C significa che si fa fatica a vendere e/o che si teme che la qualità intrinseca non sia tale da sostenere una (vera) stagionatura oltre l'anno.

Così si depaupera un capitale di reputazione costruito nei secoli. Ma si sa viviamo nell'economia del mordi e fuggi e della furbizia.

venerdì 21 agosto 2015

Rivelazioni dei "ribelli": Eataly nuove gaffes sul bitto



Eataly non ne esce dalla questione Bitto. Ad ogni giro di "correzioni", "spiegazioni", "giustificazioni" si conferma che c'è qualcosa che non quadra. Non quadra con quel ruolo di "ambasciatrice del gusto" di cui Eataly si arroga  fingendo persino di sostenere la filosofia di Carlin Petrini del "buono, pulito e giusto".

Ma i "ribelli del Bitto" possono smentire carte alla mano che Eataly sia coerente con tale filosofia.  Distinguiamo però quello che riguarda il Bitto in generale e il Bitto dop in particolare da quello che riguarda il Bitto storico. Vediamo prima ciò che riguarda il primo. 

Non ci siamo. Non si presenta il bitto così

Il Giorno (vai a vedere) ha svelato l'origine del Bitto venduto nel negozio Eataly di NY. E' valtellinese ed è dell'azienda di Berbenno che carica l'alpe Prato Maslino, l'unico bitto bio, come avevamo noi stessi indicato nel post del 16 agosto (vai a vedere). 




Peccato che, come dimostra la foto sotto riportata da il Giorno, la forma in questione, sia per l'assenza di elementi di identificazione che per la tipologia della crosta, non trasmetta al consumatore una corretta idea di come deve essere e presentarsi il Bitto.

Eataly ha giustificato il cartellino con la dicitura "Beeto" dicendo che si tratta di "educazione fonetica" del consumatore (non rendendosi conto di quanto sdrucciolevole e insidiosa è la strada della storpiatura delle denominazioni di origine Dop proprio dove la legge europea non può proteggere da abusi).Il fatto che le leggi americane non impongano il rispetto delle norme con cui in Europa deve essere presentato un prodotto Dop non significa che esse non debbano essere rispettate. Un qualsiasi negozio Usa farà quello che gli pare, Eataly - invece - che si presenta come un'istituzione (e che ottiene evidenti appoggi politici in Italia) non può permettersi di essere meno rigorosa. Anzi, proprio per "educare" il consumatore americano dovrebbe essere ancora più attenta.

Il disciplinare di produzione del Bitto dop (vai a vedere) prescrive: "Aspetto esterno: crosta compatta di colore giallo paglierino che diventa più intenso con la stagionatura, di spessore compreso fra 2 e 4 millimetri"

Che il Bitto della foto, sia pure valtellinese, corrisponda al Bitto dop nel suo aspetto esteriore (che è ciò che il consumatore coglie con la vista) lasciamo decidere a lettori.

Saranno la ditta fornitrice, Eataly e il Consorzio ufficiale di tutela del bitto (Ctcb) di Sondrio che dovranno chiarire le cose tra loro.

Noi del Bitto storico non siamo direttamente implicati nella questione anche se non ci fa certo piacere che l'immagine del Bitto in generale, in questa storia di Bitto piemontese, Beeto, Bitto con aspetto non da Bitto (e senza elementi di identificazione della Dop), non ne esce certo bene.

I veri amareggiati sono i produttori storici del Bitto, presidio simbolo di Slow Food

Ma le cose non finiscono qui. E' Eataly che maldestramente chiama in causa direttamente il Bitto storico presidio Slow Food commettendo un grave errore perché in questo modo offre il destro ai produttori del Presidio Slow Food che rivelano il loro rapporto con Eataly. 

Dice Dino Borri, head buyer Eataly Usa interpellato da Il Giorno: "Le parole che ho letto in questi giorni mi hanno personalmente amareggiato. Sono quasi 20 anni che cerco in tutti i modi di portare avanti la filosofia del "buono, pulito e giusto".   



Paolo Ciapparelli, il guerriero del Bitto

In questo modo Borri chiama in causa Slow Food, Petrini, i presidi. Forse non sa che i produttori del bitto storico sono non solo amareggiati, ma amareggiatissimi (per non dire altro) nel confronti di Eataly. Il Bitto storico da 15 anni è un presidio simbolo della chiocciola ma Eataly cosa fa?




Per anni nel negozio di Torino a Eataly si sono proiettati video con il Bitto storico e con il "guerriero del bitto" (Paolo Ciapparelli) senza che il Bitto storico venisse acquistato. Poi con l'inaugurazione del negozio allo Smeraldo a Milano sembrava si aprisse la possibilità di un rilancio di rapporti. All'ingresso del grande negozio c'è una maxi mappa della Lombardia con i "prodotti di eccellenza". In Valtellina sono collocati Sfurzat (il vino della Negri) e il Bitto storico. Peccato che il Bitto storico non sia in vendita. E come mai? Perché l'azienda del Farinetti tanto segue la filosofia millantata da Borri che voleva imporre ai produttori del Presidio Slow Food un prezzo sottocosto. Insomma il filantropo Farinetti voleva aiutare i produttori del Presidio Slow Food a ... morire (per chi fosse interessato ci sono le "carte" a cantare" su questa vicenda). Il filantropo Farinetti, vate dell'agroalimentare di eccellenza, acquista Bitto dop, ovvero quello che - con una modifica del disciplinare di produzione, formalizzata nel 2006 dopo 10 anni di dop - utilizza i mangimi e i fermenti industriali e può anche non usare una goccia di latte di capra. Il tutto in spregio alla tradizione (motivo per cui i "ribelli" si sono resi autonomi e hanno costituito il Presidio Slow Food).  


Forse sarebbe stato meglio tacere.