(10.03.12)
La
giunta della Camera di Commercio con il consenso delle categorie voleva
dare il benservito al manager-politico del Distretto agroalimentare. Ma
poi chi ha tirato il sasso ha ritirato la mano
Giovedì
sera doveva essere una specie di 25 luglio 1943 per Patrizio Del Nero.
Invece questa volta la congiura è fallita. Forse perché il Re (della
bresaola) comm. Rigamonti, a differenza del Savoia non ha tolto la
fiducia al suo Duce, ops, Direttore. Una storia da cui i rappresentanti
delle categorie economiche della provincia di Sondrio non escono certo
bene
La
cronaca ha dell'incredibile. Le stesse organizzazioni di categoria che
in Giunta di Camera di Commercio si pronunciano per la rimozione di
Patrizio Del nero da direttore del distretto agroalimentare poi in
Consiglio di amministrazione gli votano a favore. Ma allora chi
rappresenta cosa? Vediamo di capirci qualcosa di una vicenda dove di
certo Del Nero conserva la testa ma
la Valtellina, quantomeno le associazioni di categoria , ci perde la
faccia.
Il Consiglio di amministrazione
Il dsitretto agroalimentare di Qualità della Valtellina è costituito da quattro Consorzi di prodotti Dop o Igp: quello della bresaola valtellina Igp rappresentato dal comm. Emilio Rigamonti, il re della bresaola industriale, titolare dell'omonima azienda leader, quello dei vini (Dop e Docg) con rappresentante Mamete Prevostini (dell'omonima cantina), quello dei formaggi Dop Bitto e Casera (è un consorzio unico)
rappresentato dal presidente Vincenzo Cornaggia, quello delle mele IGP rappresentato dal presidente Gian Luigi Quagelli,
dirigente scolastico e presidente della COAV, una delle tre tre coop
di melicoltori. Oltre ai quattro rappresentanti dei consorzi siedono con
diritto di voto nel Cda i rappresentanti di tre soci partner; l'Unione
industriali rappresentata da Fabio Moro, il re dei pizzoccheri
della Valtellina industriali. Un prodotto che con il vero pizzocchero
valtellinese di Teglio non c'entra nulla ma che è comunaque in attesa di
Igp (sempre che al Ministero diano torto al pastificio Annoni di
Bergamo che è il vero re del pizzocchero industriale...valtellinese). In
ogni caso i pizzoccheri industriali della Valtellina hanno anch'essi
il loro bravo consorzio rappresentato
dallo stesso Moro. Vi è poi Gionni Gritti in rappresentanza dell'Unione artigiani (è presidente di VolaValtellina), infine Stefano Martinalli in rappresentanza del Consorzio Vivi le valli di cui il principale socio è la catena di iper e supermercati "autoctona" Iperal.
Martinalli è anche direttore commerciale della Fiuriuda, il maxi
agriturismo di Plinio Vanini, titolare della AutoTorino, la più
grossa azienda commerciale del settore e presidente dell'Associazione
Provinciale Allevatori. Nel consorzio Vivi le Valli tra i soci ci sono,
oltre a Iperal e Credito Valtellinese (che insieme alla Banca Popolare è
praticamente dietro a tutto quello che si muove sulla scena economica
valligiana), Moro Pasta (quello di primna), Rigamonti Bresaola (sempre
lui), AutoTorino di Plinio Vanini. Vivi le Valli è socio di
VolaValtellina. E si potrebbe proseguire all'infinito.
Intrecci di interessi
In
Valtellina è difficile dire cosa rappresenti un personaggio perché c'è
un forte intreccio tra imprese, consorzi, enti economici. Quasi tutti
gli attori dello psicodramma della mancata decapitazione di Del Nero
rivestono più ruoli, hanno più casacche. Non è difficile capire che i
rappresentanti delle organizzazioni di categoria nel Cda del distretto
agroalimentare rispondono anche agli
interessi di cordate imprenditoriali e di aggregazioni subacque di
interessi (oltre, ovviamente, che a quelli della propria impresa, a
volte leader). Si aggiunga che la presa delle categorie sul Cda avrebbe
dovuto essere rafforzata dalla influenza della Coldiretti sulle
componenti agricole. Eppure quella che era una indicazione unanime del
mondo economico valligiano non si è concretizzata in una svolta
all'interno di un distretto agroalimentare dove pure le categorie
dovrebbero avere voce in capitolo.
Rigamonti
esalta l'autonomia del Distretto dalla Cciaa
e dai "soci" ma dietro questa "autonomia" si potrebbe vedere altro: gli
interessi particolari di chi siede nel Cda. In apparenza l'argomento
usato da Rigamonti per ottenere la fedeltà del Cda al presidente e al
direttore è consisito nel far presente ai consiglieri che gli atti
contestati dalla Cciaa, in particolare la gestione falimentare della
Mostra del Bitto (ricca di consulenze per alcuni personaggi ma povera di
risultati), erano stati da loro sottoscritti. Un argomento
che avrebbe potuto costringere ad uscire allo scoperto qualcuno
dichiarando i motivi della sfiducia delle categorie verso Del Nero.
Resta il fatto che un Cda è sovrano e che avrebbe comunque potuto
sfiduciare il direttore.
Quando i politici recitano il ruolo dei manager
Il
fatto è che Rigamonti e Del Nero rappresentano un duo che può
utilizzare argomenti molto convincenti, capaci di far presa sui
variegati interessi incarnati dai consiglieri. Il cumenda è forte dei
suoi soldi, Del Nero di quelli pubbici che, nei suoi ruoli istituzionali
e grazie alla sua influenza politica e capacità manovriera, è riuscito a
redistribuire in gran
copia. E si vede che continua a farlo.
Non
è però molto edificante il quadro di un distretto diretto da un
"manager" che è in realtà è un politico di professione che "viene da
lontano" (dalle scuole quadri del Pci), forte di una sua influenza
politica e capace di condizionare i consiglieri. Tanto da ottenere un
voto di fiducia di un Cda in contrasto con gli orientamenti degli
organismi di categoria che li hanno indicati come loro rappresentanti
nel
consiglio stesso.
Ne
esce un panorama valtellinese piuttosto torbido. Che non contribuisce a
migliorare l'immagine della valli (c'è anche la Valchiavenna); un
panorama che racconta di giochi di potere poco trasparenti. Sullo sfondo
c'è un distretto della (autoproclamata) Qualità che continua a puntare
sull'immagine oleografica e sempre più "da bere" delle montagne
innevate, delle mucche Bruno
alpine che non esistono più (sostitute dalle mucche-macchine da latte),
delle donne e pastorelle in costume. Il tutto per smerciare pizzoccheri
fatti con sfarinati di grano duro canadese e un po' di pula di grano
saraceno cinese (di cui si rivendica ora l'Igp) e la bresaola di carne
congelata di zebù sudamericano.