RIPARTE LA CAMPAGNA SI SOSTEGNO ALLO STORICO RIBELLE (EX-BITTO STORICO)
BLOG UFFICIALE DEI RIBELLI DEL BITTO (SOCIETA' VALLI DEL BITTO BENEFIT)La Società valli del bitto benefit è la forma organizzata, in grado anche di svolgere attività economica a sostegno dei produttori. Sono soci della "Valli del bitto benefit" i sostenitori (con ruoli di finanziatori/collaboratori volontari/consumatori), i produttori, i dipendenti Per associarsi basta acquistare una sola azione dal valore di 150 € per info: 334 332 53 66 info@formaggiobitto.com. Aiutaci anche anche acquistando una forma in dedica o anche solo un pezzo di storico ribelle vai allo shop online
mercoledì 24 luglio 2013
domenica 21 aprile 2013
Assemblea Valli del Bitto
"Valli del Bitto" una spa etica che dovrebbe trovare imitatori
Dall'assemblea della Valli del Bitto spa tante importanti novità e annunci, un entusiasmo inossidabile dei soci ma anche la denuncia di un comportemento inaccettabile di un funzionario di regione Lombardia
(Gerola alta - SO - 21.04.2013) Si
è svolta oggi l'assemblea della Società Valli del Bitto spa. La Valli
del Bitto è una spa molto particolare. Una società che è un esempio di
sostegno collettivo (community supported agriculture, dicono in America)
ai piccoli produttori artigianali minacciati dalla standardizzazione
industriale. La Valli del Bitto rappresenta il braccio commerciale del
Consorzio salvaguardia bitto storico che raggruppa i 14 alpeggi "ribelli"
che continuano a produrre il Bitto (un formaggio, quello "della valle
del Bitto", celebrato già nel XVI secolo) come una volta: senza fermenti
industriali, senza mangimi, aggiungendo latte della capra autoctona di
razza Orobica, mungendo a mano, curando il regime del pascolo con
l'attenzione di un tempo. Un miracolo possibile grazie al sostegno di
Slow Food e a quello di ben 92 soci che hanno versato di tasca loro 412
mila €, non per una speculazione, ma per difendere un patrimonio
collettivo, un patrimonio storico, culturale e gastronomico. Di fatto i
92 soci della Valli del Bitto hanno deciso di "autotassarsi" per
sostituirsi alle istituzioni che, non solo non hanno fatto nulla per
salvare e valorizzare un formaggio che si è conquistato una reputazione
mondiale, ma hanno fatto di tutto per farlo scomparire, per allinearlo
(al basso) con il mediocre (detto dai principali critici gastronomici
itaiani) Bitto del Consorzio.
Una presenza di soci più numerosa degli anni scorsi
I
soci che hanno gremito il piccolo Auditorium del Centro del Bitto di
Gerola alta hanno ascoltato in silenzio la relazione del segretario, il
commercialista morbegnese Simone Martinalli. Martinalli ha dovuto
comunicare che anche quest'anno il bilancio registra una perdita
dell'ordine di 10mila €. Una perdita dovuta all'interruzione del trend
espansivo delle vendite registratosi negli anni precedenti che ha
determinato, pur in un contesto di contrazione di costi, il passivo di
bilancio. Martinalli ha però regalato ai soci una piccola sorpresa:
l'attribuzione ad ogni socio di un buono, equivalente in valore all' 1%
del capitale versato, per il ritiro di prodotti (Bitto storico,
"latteria" prodotto dai casari del bitto storico in inverno, burro,
mascherpa, formaggi "alleati" delle Orobie bergamasche). È seguita la
votazione con la quale all'unanimità è stato approvato il bilancio.
La lunga relazione del presidente Ciapparelli
Paolo Ciapparelli (da molti anni in trincea per difendere questo formaggio unico dall'omologazione industrialista), prendendo la parola in veste di presidente, non ha nascosto la commozione per la fiducia incrollabile che i soci ripongono nella società. Essa, anche nel 2012, ha visto l'adesione di nuovi soci, sempre più entusiasti. Ha subito anticipato di dover svolgere molti punti . Al di là degli aspetti commerciali sono stati toccati diversi temi "politici". Ciapparelli ha ricordato come la volontà della Società Valli del Bitto, tendente a rilanciare economicamente e socialmente la montagna e il paese di Gerola, abbia comportato un notevole sacrificio economico. "Ci siamo sostituiti alle istituzioni per fare promozione socio-economia del territorio pagando di tasca nostra e non abbiamo avuto neppure un riconoscimento per quello che abbiamo fatto" ha detto Ciapparelli.
Il presidente della Valli del Bitto spa ha proseguito riferendo che "Molti tra
di voi mi chiedono perché insistiamo a mantenere questo Centro, con tanto di
negozio e di spazio per la cucina e le degustazioni, perché non
spostiamo la vendita a valle dove potremmo facilmente
moltiplicare per 3 o per 4 le vendite che, a Gerola, non potranno mai
superare di molto i 100 mila €". "Noi - ha continuato Ciapparelli -
intendiamo tenere fede al nostro impegno, alla nostra missione. Però ci
attendiamo un atteggiamento diverso dalle istituzioni, a partire dal
comune di Gerola al quale abbiamo versato un canone di affitto di 200
mila € che non si giustifica con una logica commerciale dal momento che nel comune il commercio semplicemente non c'è".
A Gerola è in scadenza l'amministrazione comunale e Ciapparelli ha senza dubbio inteso
lanciare un chiaro segnale. Il comune di Gerola ha un bilancio
largamente in attivo grazie agli utili garantiti dalle centraline
elettriche e, negli ultimi anni, ha finanziato opere (impianti sportivi,
centro polifunzionalie) decisamente "fuori scala" e lussuosi. Il nuovo sindaco,
chiunque esso sia, è avvisato: o ci saranno atti concreti a favore del
Bitto storico o quest'ultimo prenderà in seria considerazione un "disimpegno" rispetto a Gerola.
Ciapparelli ha toccato anche il rapporto con le istituzioni: "Non abbiamo mai chiesto nulla ma d'ora in poi chideremo
quello che spetta ai soggetti economici che operano nel campo delle
produzioni agroalimentari tipiche e staremo a vedere le risposte delle
istituzioni". Sul fronte di Slow Food, invece, il sostegno è - se
possibile - sempre più forte. "Da Bra Carlin Petrini e Piero Sardo ci
hanno concesso un privilegio unico: creare una Condotta Slow Food non su
base territoriale ma basata su un prodotto". "Si tratta di una
straordinaria opportunità" ha proseguito Ciapparelli "che noi sapremo
cogliere appieno, invitando tutti i nostri sostenitori e i nostri
produttori a divenire soci di Slow Food e a creare una robusta Condotta
del Bitto storico". Ciapparelli ha poi annunciato che è sua intenzione
scommettere sui giovani e puntare su qualcuno a cui passare il testimone
nel giro di pochi anni.
Al via i "Principi delle Orobie" pensando all'Expo
Il
consigliere Michele Corti ha quindi riferito delle possibilità offerte
dall' Expo 2015 e dalla concretizzazione del progetto "formaggi Principi
delle Orobie". I "principi delle Orobie" stanno per divenire una
realtà, un'associazione di imprese nel campo caseario a cui si
aggregheranno imprese turistiche e operatori culturali". Corti ha
precisato che questa decisione è stata presa in una riunione il 9 aprile
a Branzi. In questa riunione si è anche deciso di candidare i "Principi
delle Orobie", o meglio le "vie dei formaggi Principi delle Orobie" per un
progetto Expo in qualche modo caldeggiato dalla stessa Regione
Lombardia. Quest'ultima, in un recente incontro presso Eupolis, l'ente di
ricerca regionale, ha invitato i rappresentanti della Valtellina - già
selezionata dalla Società Expo per un progetto pilota - a collaborare
con i bergamaschi ma anche con i valsassinesi al fine di proporre un
organico "pacchetto" integrante il Lago (di Como), Bergamo città d'arte, le Orobie e
la Valtellina. Indipendentemente dalla disponibilità alla
collaborazione degli enti valtellinesi i Principi delle Orobie - secondo quanto riferito dal consigliere Corti - non
rinunceranno a mettere in piedi un loro progetto, sicuri di offrire
proposte innovative e realmente spendibili. Proposte fortemente legate ai
temi dell'Expo ed in grado di offrire esperienze autentiche, a contatto
con la gente di montagna e agli autentici prodotti storici della montagna
lombarda, a breve distanza da Milano, da Orio al Serio e dal Lago.
La Camera di Commercio sosterrà il crescente impegno sul fronte della promozione
Ha
concluso le relazioni dei consiglieri Gino Cattaneo, il patron del noto Hotel-Ristorante "la
Brace". Cattaneo ha riferito di un recentissimo incontro con il presidente e
il segretario della Camera di Commercio di Sondrio. In questa sede ha fatto
presente ai dirigenti camerali che il Bitto storico è sempre più presente a importanti eventi
nazionali e internazionali dove svolge - pur senza ottenere nulla in
cambio - la funzione di ambasciatore della Valtellina. Sino ad oggi la
partecipazione alle Fiere è stata garantita dall'entusiasmo e dal
volontariato, ma l'esigenza di disporre di servizi di interpretariato e di
ruoli professionali pone il problema di costi crescenti ai quali
l'ente camerale dovrebbe concorrere. I rappresentanti camerali si sono
dichiarati disponibili.
"La Dott.ssa Parma di Regione Lombardia è venuta per mettere i produttori contro il presidente e la società"
Non
può essere sottaciuto
un intervento di un socio, che è anche produttore e alpeggiatore.
Intervendo sul tema del rapporto delle istituzioni ha testimoniato, nel
corso dell'Assemblea, come, nell'incontro svoltosi a novembre tra i
rappresentanti della Direzione Generale Agricoltura Lombardia (venuti
qui al Centro del Bitto) e i
produttori del Bitto storico, si sia verificato un episodio a dir poco
sconcertante. Secondo questa testimonianza, resa oggi pubblicamente
davanti a numerose persone, mentre il Dr. Paolo
Baccolo (il Direttore Generale) si era dimostrato interessato a capire
le ragioni del Bitto storico, la Dott.ssa Donatella Parma - oltre a
manifestare apertamente la sua ostilità - durante una pausa della
discussione
avrebbe preso in disparte alcuni produttori e li avrebbe
"consigliati" a non credere al presidente e ai rappresentanti della
Valli del Bitto spa che, secondo la funzionaria, avrebbero "doppi fini" e
perseguirebbero loro interessi particolari di natura commerciale. Un
vero insulto per persone che hanno impegnato soldi propri, tempo ed
energie per sostenere un patrimonio collettivo che le istituzioni
stavano gettando al vento per assecondare i poteri forti locali (mentre
le stesse istituzioni trasferivano denari pubblici per finanziare tente
iniziative inutili e perdenti).
Un
fatto veramente inaccettabile perché un funzionario pubblico dovrebbe
mantenere un atteggiamento imparziale e obiettivo. Qui
invece, verosimilmente nell'interesse di altri soggetti economici
(peraltro facilmente individuabili), un funzionario pubblico - pagato
dal contribuente - si sarebbe spinto sino a esprimere giudizi, al limite
della diffamazione con il fine di disgregare un Consorzio di
produttori e una Società che li sostiene e che opera nella massima
trasparenza (i bilanci di una spa sono richiedibili in Camera di
Commercio) . Che
alla Dott.ssa Parma il Bitto storico non sia simpatico lo si sapeva già.
Lo
ha manifestato più volte in incontri al Ministero e in Regione. Ma che
si permetta di istigare dei produttori sostenendo che la loro società li
inganna pare veramente oltre ogni misura. È evidente che una certa
politica fallimentare ha delegato a dei funzionari (nemmemo a dei
dirigenti) delle scelte politiche (l'ostilità contro il Bitto storico è
una scelta politica) che sono il frutto della troppa "vicinanza" dei
burocrati - che per troppi anni si occupano di un certo settore - con le
lobby e i potentati che in questi settori "guidano le danze". Tutto ciò
non fa che confermare il senso della storia del Bitto storico. Nessuno
si è scandalizzato più di tanto.
L' entusiasmo dei soci della Valle del Bitto fa del Bitto storico un laboratorio sociale avanzato
Nel
corso del successivo pranzo sociale i soci hanno continuato a
manifestare il loro entusiasmo per la causa. Chi si è detto disponibile a
contattare nuovi soci, chi nuovi potenziali acquirenti, chi a procedere
in contatti con enti e politici (nonostante un certo scetticismo).
Qualcuno
ha fatto subito un gesto concreto dichiarandosi disponibile ad
adottare, come già fatto da alcuni soci, una manza o una vacca di razza
Bruna Originale per contribuire all'aumento della consistenza di questa
razza autoctona e "rottamare " la Brown Swiss, razza di pianura inadatta all'alpeggio ma imposta
dalle istituzioni zootecniche (appoggiate da quelle politiche) per
industrializzare anche l'allevamento di montagna ed eliminare i piccoli
produttori.
Alla fine
del pranzo molti soci hanno approfittato del "buono" per ritirare una
partecipazione simbolica alla produzione. Con un bilancio in pareggio
(cosa non impossibile allargando vendite e base sociale) si pensa di
rendere più concreto questo "dividendo in natura", un segno in coerenza
con il ruolo autentico di coproduttori che i soci di questa stranissima
Spa rivestono. Ce ne fossero in Lombardia e in Italia di queste spa
etiche per il rilancio dell'agricoltura!
giovedì 4 aprile 2013
Gli orsi trentini minacciano la capra Orobica e il Bitto storico
Gli orsi sulle Orobie una minacca per la capra Orobica e il Bitto storico
(04.03.13)
A Premana un orso "immortalato" a saccheggiare gli alveari. Capre predate nelle valli del Bitto
Nelle
Orobie, tra Valtellina, alto lecchese e valli bergamasche con il solito
giubilo dei fan dell'orso e con la crescente preoccupazione di pastori e
allevatori si aggirano più orsi. Nelle scorse settimane si è parlato di
4 plantigradi. Nelle Valli del Bitto alcune capre ci hanno già rimesso
la pelle (ma
quelli sono animali "umili", chissenefrega, chissenefrega se sono di
una razza a rischio di estinzione, tanto quella è biodiversità
contadina, di serie B).
L'orso è animale nobile e i quaquaraqua piccolo borghesi in pantofole vanno in orgasmo solo al pensero che lui lassù
è fiero... e libero, sbrana come gli pare e i servi della bleba non
possono osare toccarlo (come in illo tempore). Intanto la montagna paga,
pagano i pastori, gli allevatori , i contadini. Un ambientalismo "di
classe"..
In
val Varrone l'orso è arrivato proveniente probabilmente dalla Val
Gerola dove ha svernato; prima è stato midentificato attraverso delle
impronte sulla neve, poi è stato per tre notti di seguito "catturato"
dalle fototrappole. Ha saccheggiato delle arnie. Che nella foto si
vedono senza protezione con l'orso che passeggia a fianco. Quindi
qualcuno (LIFE ARCTOS, la Regione, la Provincia) ha deliberatamente
usato le arnie stesse come esche per la smania di documentare la
presenza dell'orso e poter giubilare per essa e giustificare i soldoni
di LIFE ARCTOS all'epoca delle crisi, soldi spesi per rendere ancora più
dura la vita di chi produce cibo sano. Un comportamenento etico? No. Ma
è la reintroduzione artificiale dei grandi predatori contro la volontà
delle popolazioni (in Trentino la maggioranza non vuole più gli orsi) ch
non è etica.
Le
arnie di Premana sono un po' triste la metafora di quello che sta
accadendo all'agricoltura sana di pastori e contadini assediata da una
wilderness da circo (gli orsi reintrodotti dalla Slovenia per "fare
spettacolo") e dai veleni dell'agroindustria. Le api distrutte dai
neonicotinoidi di Syngenta e Bayer da una parte, dagli orsi
"telecomandati" protagonisti di una reintroduzione artificiale
dall'altra. I poteri forti giocano con la finta ecologia per portare
avanti la distruzione dell'agricoltura ( la loro è agriusura, non
agricultura che rispetta, onora e rende culto alla madre terra) e della
biodiversità.
Ma
non ci sono in ballo solo le api. La dittatura agroindustriale non è
riuscita a omologare il Bitto storico che si produce sugli alpeggi delle
Orobie con latte di capra Orobica. I ribelli del Bitto continuano a
produrlo come una volta, senza fermenti industriali, con latte di capra,
mungendo a mano. Non sono bastate le multe del Ministero e
l'accanimento delle istituzioni, Regione Lombardia in testa. Ora il
sistema gioca un'altra carta subdola: orsi e lupi. Controllare tutto il
giorno le capre sui ripidi pascoli orobici è impossibile. Al massimo si
può ricoverarle di notte ma non è sufficiente. Impossibile pensare a
cani di protezione in un terreno così accidentato e con la gran presenza
di turisti.
Con i grandi predatori la capra Orobica è destinata
all'estinzione perché il suo significato è legato al pascolo estensivo,
su per i bricchi a nutrirsi su pascoli più impervi di quelli dei bovini.
I piccoli greggi non giustificano la presenza di un pastore che le
possa seguire tutto il giorno anche perché sarebbe difficile seguirle
sulle sponde e le creste che frequentano. L'estinzione della capra
Orobica condannerebbe il Bitto storico, che ad essa è intimamente
legato. Con grande giubilo delle istituzioni pronte a finanziare
generosamente con i vari LIFE URSUS e LIFE ARCTOS la reintroduzione
dell'orso e del sistema agroalimentare industriale che si affidano ora
zanne e gli artigli degli orsi per piegare il fastidioso "formaggio
ribelle".
venerdì 26 ottobre 2012
Ricatto al Salone del Gusto
Un sopruso e un ricatto inaccettabili ai danni del Bitto storico
C'era una volta il Bitto del Duce ma oggi sul Bitto c'è aria di regime
L'Eco di Bergamo sempre attento alle vicende del Bitto storico ha colto la gravità di quanto avvenuto l'altro ieri mentre si allestivano gli stand del Salone del Gusto. Oggi Ciaparelli dichiara: "Bisogna che degli autori di questi soprusi si sappiano nomi e cognomi" e oggi li fa: Renato Ciaponi e Marco Deghi, il primo attualmente assessore in Comunità Montana, ex-funzionario regionale e "uomo della casta". Quando era responsabile per lo Spafa (ex Servizio provinciale agricoltura e foreste della Regione Lombardia) del comparto zootecnico e caseario favorì il Bitto "omologato" esteso a tutta la provincia di Sondrio raccontando bugie come: "in tutti gli alpeggi della provincia di Sondrio si è sempre prodotto formaggio grasso, derivato da latte intero, le cui caratteristiche sono simili a quelle del Bitto" (Bitto: finalmente DOC. in: Alpesagia luglio 1995, pp. 48-50). Tutte le pubblicazioni scientifiche e tecniche comprese quelle di regione Lombardia asserivano il contrario. Ma per i burocrati è vero quello che dicono loro. Oggi Ciaponi ha due cadreghe che sarebbero ovunque incompatibili ma non nella Valtellina delle cricche. E' assessore in Comunità Montana di Morbegno e direttore del Consorzio turistico. Deghi è il direttore della Latteria sociale Valtellina e del "polo caseario" Valtellinese, uno che fa il bello e cattivo tempo nel comparto caseario e vorrebbe eliminare la spina nel fianco costituita - con la loro mera esistenza e resistenza dai "ribelli del Bitto," che si oppongono a questo monopolio basato su visioni industrialiste contrarie agli interessi dei contadini (semmai consone alle sole poche grandi aziende imprenditoriali legate alle caste locali). Va comunque precisato che la responsabilità di aver "sfrattato" il presidio del Bitto storico dal posto programmato insieme agli altri presidei lombardi è tutta di Regione Lombardia visto che lo stand che non voleva avere la vicinanza dei "sovversivi del Bitto" è quello istituzionale della Regione. Viene anche da chiedersi. Ma la minaccia di ritirare lo stand istituzionale era così credibile? Poteva Ciaponi prendere una tale decisione che avrebbe esposto la Regione Lombardia al ludibrio universale? Perché Slow Food non ha risposto che il Bitto storico era lì insieme ai presidi lombardi e che doveva restare lì?
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