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sabato 19 ottobre 2013

Quegli scambi di identità tra Bitto e Bitto



Comunicato del Consorzio salvaguardia Bitto storico


Quegli scambi di identità tra Bitto e Bitto


Noi del Bitto storico ne abbiamo viste di tutti i colori, ci siamo visti contestare il diritto ad utilizzare la denominazione Bitto e siamo stati anche sanzionati per questo dal Ministero. Il motivo? Non abbiamo voluto tradire un metodo di produzione costante e tradizionale legato a uno specifico territorio, ovvero l'essenza di quello che dovrebbero tutelare le denominazioni di “origine”.


Siamo stati rimproverati di essere “trogloditi” perché, nel duemila, utilizziamo ancora il calecc. Da chi? Da chi ha poi riprodotto il calecc sulla pelure del Bitto non storico e abusa di questo simbolo in ogni salsa. Non parliamo dei volgari stratagemmi commerciali per spacciare per Bitto storico del Presidio Slow Food quello che non lo è. Passi. Nel commercio di frodi ce ne sono tante.


Ma c'è qualcosa che ancora riesce ad indignarci. Alla presentazione della Mostra del Bitto 2013, Renato Ciaponi, dimenticando di rappresentare anche l'istituzione locale (ovvero tutti), ha attribuito al Bitto del consorzio CTCB meriti che sono del Bitto storico. Non ci indignano tanto per questi comportamenti (ai quali negli anni ci siamo abituati), quanto per il fatto che nessuno in Valtellina, ancora oggi, alzi la voce per contestarli.


È il Bitto storico che, per la sua altissima qualità e per la sua storia senza compromessi, viene richiesto quale vera eccellenza del caseificio mondiale in America, Asia e Oceania. Non è il Bitto “istituzionale” che va nel mondo, nonostante i generosi contributi per spese promozionali (spesso pretesto di sprechi e mangerie).
Anche se dopati i brocchi non possono vincere il Gran Premio. Forse Ciaponi ha scambiato “mondo” con “supermercati” e il Bitto dei ganzi modernisti con il “Bitto storico” dei trogloditi. Una specie di allucinazione.


Non ci interessa scendere ancora in polemica con questi personaggi e queste istituzioni screditate, che con il bene comune hanno ormai poco a che fare. Hanno cercato di distruggerci ma non ci sono riusciti.
Hanno poi capito che noi siamo stati la loro salvezza perché abbiamo sostenuto l'immagine del Bitto mentre loro sfruttavano in modo parassitario la rendita di posizione di una reputazione storica prestigiosa in un'ottica commerciale di breve respiro.


Quello che continuiamo a non accettare è che non ci sia una reazione nei valtellinesi, anche nei tanti che conoscono la storia del Bitto e che dicono di sostenerci. Dovrebbe essere arrivata l'ora in cui certi comportamenti cialtroneschi di chi occupa le istituzioni non dovrebbero più essere fatti passare come cose normali e tollerabili.
Quanto a noi abbiamo combattuto per vent'anni e siamo ancora qui e abbiamo la pazienza di aspettare che la storia ci renda giustizia.

Il Consorzio per la tutela del Bitto storico
Via Nazionale, 21, Gerola Alta

Gerola alta, 18 ottobre 2013



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