Comunicato
del Consorzio salvaguardia Bitto storico
Quegli
scambi di identità tra Bitto e Bitto
Noi del Bitto storico ne abbiamo viste di tutti i colori, ci siamo visti contestare il diritto ad utilizzare la denominazione Bitto e siamo stati anche sanzionati per questo dal Ministero. Il motivo? Non abbiamo voluto tradire un metodo di produzione costante e tradizionale legato a uno specifico territorio, ovvero l'essenza di quello che dovrebbero tutelare le denominazioni di “origine”.
Siamo stati rimproverati di essere “trogloditi” perché, nel duemila, utilizziamo ancora il calecc. Da chi? Da chi ha poi riprodotto il calecc sulla pelure del Bitto non storico e abusa di questo simbolo in ogni salsa. Non parliamo dei volgari stratagemmi commerciali per spacciare per Bitto storico del Presidio Slow Food quello che non lo è. Passi. Nel commercio di frodi ce ne sono tante.
Ma
c'è qualcosa che ancora riesce ad indignarci. Alla presentazione
della Mostra del Bitto 2013, Renato Ciaponi, dimenticando di
rappresentare anche l'istituzione locale (ovvero tutti), ha
attribuito al Bitto del consorzio CTCB meriti che sono del Bitto
storico. Non ci indignano tanto per questi comportamenti (ai quali
negli anni ci siamo abituati), quanto per il fatto che nessuno in
Valtellina, ancora oggi, alzi la voce per contestarli.
È il Bitto storico che, per la sua altissima qualità e per la sua storia senza compromessi, viene richiesto quale vera eccellenza del caseificio mondiale in America, Asia e Oceania. Non è il Bitto “istituzionale” che va nel mondo, nonostante i generosi contributi per spese promozionali (spesso pretesto di sprechi e mangerie).
Anche
se dopati i brocchi non possono vincere il Gran Premio. Forse Ciaponi
ha scambiato “mondo” con “supermercati” e il Bitto dei ganzi
modernisti con il “Bitto storico” dei trogloditi. Una specie di
allucinazione.
Non
ci interessa scendere ancora in polemica con questi personaggi e
queste istituzioni screditate, che con il bene comune hanno ormai
poco a che fare. Hanno cercato di distruggerci ma non ci sono
riusciti.
Hanno
poi capito che noi siamo stati la loro salvezza perché abbiamo
sostenuto l'immagine del Bitto mentre loro sfruttavano in modo
parassitario la rendita di posizione di una reputazione storica
prestigiosa in un'ottica commerciale di breve respiro.
Quello
che continuiamo a non accettare è che non ci sia una reazione nei
valtellinesi, anche nei tanti che conoscono la storia del Bitto e che
dicono di sostenerci. Dovrebbe essere arrivata l'ora in cui certi
comportamenti cialtroneschi di chi occupa le istituzioni non
dovrebbero più essere fatti passare come cose normali e tollerabili.
Quanto
a noi abbiamo combattuto per vent'anni e siamo ancora qui e abbiamo
la pazienza di aspettare che la storia ci renda giustizia.
Via
Nazionale, 21, Gerola Alta
Gerola
alta, 18 ottobre 2013
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