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lunedì 25 luglio 2016

Bitto ribelle: grandi estimatori

Tanti nemici, tanto onore dicevano gli antichi. Sì, ma se hai solo nemici non sopravvivi. Il bitto (ex) storico (sempre) ribelle è arrivato si ad oggi perché ha grandi amici, alcuni si sono esposti pubblicamente con dichiarazioni fulminanti. 
Tra queste dichiarazioni restano indimenticabili quelle di due personaggi che ci sono più: Luigi Veronelli e Francesco Arrigoni. Di bruciante attualità, invece, le dure e inequivocabili parole di Paolo Marchi del 2009: 

rischiano di non potere più chiamare Bitto il vero Bitto. Sarebbe come se esistesse solo il Balsamico e quello Tradizionale dovesse cercarsi un altro nome per non dare fastidio al caramello della grande industria. Vi immaginate potere chiamare auto la Duna e non la Ferrari? 

Il rischio oggi è divenuto concreta realtà. Nel frattemp0. sono passati sette anni, coloro che oggi fingono di voler salvare il bitto storico non hanno fatto nulla per aiutarlo, spesso molto hanno lavorato attivamente per distruggerlo.


Edoardo Raspelli: ‘Mi piacerebbe che si tornasse al Bitto originale, quello prodotto con più fatica, ma dal sapore inconfondibile’. (Melaverde TV su Rete 4, riferito da la Provincia di Sondrio, 12.09.2004) 

Luigi Veronelli: ‘Il Bitto, formaggio delle omonime valli, è prodotto da giugno a settembre, nei calècc, subito dopo la mungitura delle vacche di razza bruna alpina e delle rare ma indispensabili capre orobiche o della Val Gerola, con gli attrezzi d' antan: caldera in rame, spino e lira in legno. Questo e non altri il Bitto «delle Valli del Bitto*»’(Corsera 14.10.2004) 

Paolo Marchi: […]il Bitto, un capolavoro assoluto. È prodotto in numero ridicolo, alcune migliaia di forma all’anno, da latte di vacca e latte di capra orobica (è d’obbligo ma non può superare il 20%), formaggio a latte crudo, frutto del pascolo turnato (le bestie non brucano nello stesso fazzoletto) e del rifiuto di enzimi e mangimi esterni. Solo la natura, in feroce polemica e sacrosanta contrapposizione con il disciplinare della Dop, voluto e difeso da un consorzio che certifica un prodotto tra il mediocre e il dignitoso a patto di gustarlo poco stagionato. (Il Giornale 24.07. 2009) 

Francesco Arrigoni. ‘In passato il Bitto si produceva solo nelle valli del fiume e in alcuni alpeggi vicini. Nel 1996 c' è stato un colpo di mano ed è nata la Dop Bitto (Denominazione di origine protetta dell' Unione europea) che ha autorizzato la produzione in tutta la provincia di Sondrio e in alcuni alpeggi della bergamasca. Gli amatori sappiano però che il Bitto migliore è quello marchiato «Valli del Bitto*»’ (Corsera 5.10.2003)

Licia Granello ‘i produttori del bitto tradizionale e quelli del Castelmagno d’alpeggio ancora combattono battaglie solitarie contro le nefandezze dell’agroindustria, poco o niente supportati dalle istituzioni (con la solita eccezione di Slow Food). Risultato: insieme a mucche e capre a bassa resa quantitativa – ma altissima qualitativa! – di latte, rischiamo di far scomparire gli straordinari formaggi prodotti a un passo da Francia, Svizzera, Austria, Slovenia’.(La Repubblica 13.09.2009)

Paolo Marchi:’ Il problema è che se tutte le novità dovessero divenire esecutive, i produttori di Bitto Storico, l’unico per il quale sono giustifica te pazzie, poche centinaia di forme che nascono negli alpeggi in quota delle Valli del Bitto, spaccature laterali rispetto alla Valtellina, rischiano di non potere più chiamare Bitto il vero Bitto. Sarebbe come se esistesse solo il Balsamico e quello Tradizionale dovesse cercarsi un altro nome per non dare fastidio al caramello della grande industria. Vi immaginate potere chiamare auto la Duna e non la Ferrari? No? Invece sarebbe così’. (Newsletter 252 del 19.02.2009 Identità Golose)

Paolo Marchi: "Il Bitto autentico è rimasto vittima della sua bontà e dell'avidità dell'uomo. Tanto si è fatto a livello politico locale che un brutto giorno tutta la provincia di Sondrio è diventata luogo di produzione del Bitto, una bestemmia come se la zona vocata per il Culatello di Zibello venisse estesa a Mantova, Piacenza e Cremona con la scusa che tanto è sempre terra padana". Il Giornale 12.11.2009 

Francesco Arrigoni: ‘Patto per il Bitto autentico, firmano sedici produttori. [titolo]E' stato un evento storico. Una specie di giuramento di Pontida del formaggio quello fatto ieri ad Albaredo per San Marco, uno dei paesi sopra Morbegno (Sondrio) attraversati dal fiume Bitto. Un patto sottoscritto dai casari delle Valli del Bitto, cioè da quei sedici alpeggiatori che caricano le malghe della zona storica del Bitto, il più famoso e longevo formaggio delle Alpi. L' Associazione Valli del Bitto* è nata in risposta al disciplinare del Bitto a Denominazione di Origine Protetta del 1996, che di fatto ha consentito la produzione del Bitto in tutto il resto della Valtellina’.Corriere della Sera, 22.11.2003

* Nota - "Valli del Bitto" è il marchio ustilizzato - dopo un contezioso durato anni e un accordo con le istituzioni locali dal 2003 al 2006. L'utilizzo benne negato nel 2006 da una diffida ministeriale (a proposito di "accordi sul bitti...).








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