Gerola Alta (24.11.2013) - Oggi presso il PalaGerola si è svolta la manifestazione di presentazione del progetto "Le vie dei Principi delle Orobie verso l'Expo 2015". Il clima era di anticipo d'inverno. Al di la delle ampie vetrate della struttura si potevano scorgere tetti e abeti carichi di neve. Dentro, però, non è mancato il calore dell'accoglienza riservata dai presenti ai Principi (i formaggi degustati nella mattinata), al menù degli chef di Slow Cooking, e alla presentazione del progetto delle "Vie dei principi".
Rappresentati delle condotte lombarde di Slow Food e fedeli e appassionati sostenitori del Bitto storico non si sono lasciati scoraggiare dalle previsioni meteo poco incoraggianti. Sono venuti dalla Valtellina, dalla Brianza, da Lecco, dalla Val Varrone, da Bergamo, da Varese.
C'erano anche i rappresentanti degli altri Principi venuti per l'occasione dall'alta Valbrembana, da Taleggio, dalla Valle Imagna (Locanda Roncaglia). Dalla Val Poschiavo è arrivato Plinio Pianta il presidente di Amamont (l'associazione transfrontaliera amici degli alpeggi e della montagna). Presente anche Enrico Dioli, presidente dell'associazione Valtellina nel futuro.
La presentazione del progetto
Per presentare il progetto sono intervenuti Paolo Ciapparelli (presidente del Consorzio per la salvaguardia del Bitto storico), Lorenzo Berlendis (Slow Food Lombardia), Alvaro Ravasio (presidente del Consorzio per la tutela dello Strachitunt SVT Dop), Michele Corti (Soc. Valli del Bitto e animatore del percorso di progettazione delle Vie dei Principi).
Ciapparelli ha ripercorso le tappe che hanno portato a ristabilire rapporti di amicizia e di collaborazione tra comunità collocate in due diverse provincie ma unite da antichi e profondi legami e lontane solo pochi chilometri in linea d'aria.
Ciapparelli ha ripercorso le tappe che hanno portato a ristabilire rapporti di amicizia e di collaborazione tra comunità collocate in due diverse provincie ma unite da antichi e profondi legami e lontane solo pochi chilometri in linea d'aria.
Dall'idea di realizzare delle escursioni tra queste località collocate intorno al Pizzo dei Tre Signori si è arrivati a concepire una collaborazione di più ampio respiro tra località e formaggi, in questo allargamento, è maturata quasi spontanea l'idea dei "Principi delle Orobie" che si è concretizzata nella partecipazione comune a importanti eventi (a partire da Cheese 2011). Parallelamente si è passati a concepire un'insieme di itinerari per collegare alpeggi e caseifici legati alla produzione del "Principi" coinvolgendo i rifugi ed altre strutture turistiche.
Berlendis ha ribadito l'interesse con il quale Slow Food segue l'evoluzione del progetto del Principi. Non solo perché comprendono ben tre presidi Slow Food ma anche perché rappresentano un modello virtuoso. Ha anche sottolineato come, nell'ambito del coinvolgimento di Slow Food nell'Expo (con una probabile presenza con spazi espositivi), progetti come quello dei Principi non potranno non avere spazio e attenzione. Questi prodotti, infatti, richiamano quali sono o dovrebbero essere i temi ispiratori dell'Expo. Essi, per di più si prestano a richiamare l'attenzione sul ben diverso ruolo dei diversi modelli di produzione alimentare in termini di impatti ambientali e di trasformazioni climatiche.
Ravasio, che oltre che presidente del Consorzio Strachitunt è imprenditore caseario in Val Taleggio, ha messo l'accento sull'importanza che i soggetti imprenditoriali del territorio (dalle aziende agricole, alle rivendite alimentari, agli artigiani) diventino protagonisti in prima persona delle iniziative che li riguardino imparando a non delegare a associazioni di categoria, politica, amministrazioni pubbliche la soluzione dei loro problemi. Una sottolineatura che si traduce nell'invito a fare rete e ad attuare iniziative senza aspettare nessuno.
Il segreto dei Principi: leggere la storia e il territorio, costruire reti di fiducia e collaborazione sincera
A Corti è toccato presentare il progetto nei suoi contenuti ormai ben delineati. Ha ripreso gli spunti dell'intervento di Ciapparelli sui rapporti tra le valli orobiche evidenziando come le idee forza del progetto "Vie dei Principi" nascono dallo studio della storia. Le Orobie occidentali rappresentano un grande comprensorio pastorale in forza di clima e orografia, ma sono anche in connessione con la Valtellina, il Lago di Como, Bergamo e - tramite Como e Lecco - con Milano. Un mondo alpestre ma non "fuori dal mondo".
Il Bitto e il Branzi (nome che un tempo assumeva il Bitto commercializzato sulla piazza di Branzi in alta Val Brembana) viaggiavano l'uno sulla via d'acqua del Lario, l'altro per la via Priula godendo di due vie che per gli standard dei secoli passati erano "autostrade". In più la connessione strettissima tra Orobie occidentali e città e pianura lombarda era costituita dalla transumanza stagionale dei bergamini/malghesi che ogni primavera (dal XV al XX secolo) risalivano con le loro "bergamine" (mandrie lattifere) dalle cascine che li avevano ospitato nella Bassa verso gli alpeggi della Valsassina, Valle Imagna, Val Taleggio, Alta Val Brembana, Val Tartano ed anche Valli del Bitto. Territorio in parte rude e poco ospitale, genuinamente alpestre e pastorale, ma nel suo genere ricco e collegato ai centri economici. Oggi questo dualismo: una montagna "vera", una realtà pastorale autentica ma al tempo stesso facilmente accessibile da tre lati: da Nord, dal Lago di Como, da Sud (Lecco e Bergamo) è l'elemento di forza di un progetto di lancio turistico delle Orobie occidentali quale destinazione pregiata di turismo gastronomico e culturale in un contesto di paesaggi e itinerari di montagna. La leva è rappresentata da una concentrazione di formaggi artigianali quale nessun altro territorio può vantare. Grazie ai Principi le Orobie possono divenire conosciute in tutto il mondo quale "terra alta di grandi formaggi". Poi c'è la grande risorsa dei rifugi, dei sentieri, delle testimonianze storiche (vie commerciali, miniere, chiese affrescate, borghi storici).
Il Bitto e il Branzi (nome che un tempo assumeva il Bitto commercializzato sulla piazza di Branzi in alta Val Brembana) viaggiavano l'uno sulla via d'acqua del Lario, l'altro per la via Priula godendo di due vie che per gli standard dei secoli passati erano "autostrade". In più la connessione strettissima tra Orobie occidentali e città e pianura lombarda era costituita dalla transumanza stagionale dei bergamini/malghesi che ogni primavera (dal XV al XX secolo) risalivano con le loro "bergamine" (mandrie lattifere) dalle cascine che li avevano ospitato nella Bassa verso gli alpeggi della Valsassina, Valle Imagna, Val Taleggio, Alta Val Brembana, Val Tartano ed anche Valli del Bitto. Territorio in parte rude e poco ospitale, genuinamente alpestre e pastorale, ma nel suo genere ricco e collegato ai centri economici. Oggi questo dualismo: una montagna "vera", una realtà pastorale autentica ma al tempo stesso facilmente accessibile da tre lati: da Nord, dal Lago di Como, da Sud (Lecco e Bergamo) è l'elemento di forza di un progetto di lancio turistico delle Orobie occidentali quale destinazione pregiata di turismo gastronomico e culturale in un contesto di paesaggi e itinerari di montagna. La leva è rappresentata da una concentrazione di formaggi artigianali quale nessun altro territorio può vantare. Grazie ai Principi le Orobie possono divenire conosciute in tutto il mondo quale "terra alta di grandi formaggi". Poi c'è la grande risorsa dei rifugi, dei sentieri, delle testimonianze storiche (vie commerciali, miniere, chiese affrescate, borghi storici).
Su queste basi si è elaborata una proposta di offerte turistiche differenziate (visiter accompagnate, pacchetti, supporti alla fruizione "libera") che presuppone una stretta collaborazione intervalliva e tra operatori di diverse categorie. Si tratta di offrire supporti informativi, servizi di navetta, di accompagnamento, di prenotazione efficienti. Una bella sfida, ma anche
un'occasione per fare un salto di qualità, un'occasione di quelle che si presentano una volta sola nella vita. Un'occasione, per esempio, per imparare a coordinarsi, a non organizzare eventi in contemporanea, a ribaltare concorrenzialità sterili in complementarietà. Occorrerà molta formazione, molta professionalità, ma anche tanta disponibilità a lavorare insieme, a partecipare, a proporre, a superare le difficoltà.
un'occasione per fare un salto di qualità, un'occasione di quelle che si presentano una volta sola nella vita. Un'occasione, per esempio, per imparare a coordinarsi, a non organizzare eventi in contemporanea, a ribaltare concorrenzialità sterili in complementarietà. Occorrerà molta formazione, molta professionalità, ma anche tanta disponibilità a lavorare insieme, a partecipare, a proporre, a superare le difficoltà.
Rispetto ai grandi progetti affidati dalle istituzioni a centri e società specializzate che operano a tavolino questo progetto ha il vantaggio di ridurre notevolmente gli investimenti e di puntare a prodotti alla portata di mano degli attori locali, espressione dei loro obiettivi. Serviranno certo anche risorse finanziarie ma si preferisce puntare su sponsor privati. Le istituzioni, se vorranno, appoggeranno.
Il Bitto storico da la forza di credere e sperare anche a chi vuole produrre vino, mele, miele in modo naturale
Dopo la presentazione del progetto delle "Vie dei Principi" c'è stato tempo per qualche conversazione con amici vecchi e nuovi. Poi ci si è trasferiti al Centro del Bitto. La tappa nella casera di stagionatura, nel "Santuario del Bitto" è d'obbligo anche per chi lo conosce bene. Ogni volta il profumo che sale dalle scale mentre si scende al livello inferiore ti cattura come fosse la prima volta e, una volta scesi tra le scansie, non si può fare a meno di avvertire la potenza della magia del "tesoro delle Orobie". Dentro nel "santuario" si dimenticano le difficoltà e i dubbi. Quello che è stato fatto per mantenere questa realtà è comunque ben fatto.
Al Pala Gerola, e poi nel magico ambiente del "Santuario", i discorsi sul Bitto e i principi si sono intrecciati con quelli di altre realtà oltre ai formaggi. Si è parlato anche di vino e di miele con produttori valtellinesi che fanno riferimento all'esperienza del Bitto quale esempio. Non sono pochi i "ribelli del cibo naturale" che nel difficile contesto di una Valtellina dell'agroalimentare "di plastica" (immagine di montagne immacolate, realtà di materie prime global) lottano per affermare idee di agricoltura naturale, si sforzano di andare controcorrente
Quando si scopre che c'è chi trae fiducia e ispirazione da quanto fatto dal Bitto storico si ha l'impressione confortante che i semi non siano finiti sulla strada o tra i rovi, che l'esempio di chi tiene la schiena diritta produca frutti.
E' chiaro che il Bitto storico non è solo un formaggio ma un punto di riferimento per chi in Valtellina (e anche più in là) guarda ad un'altro modo di concepire non solo l'agicoltura e la produzione alimentare ma tutta la gestione del territorio e lo stesso "sviluppo".
E' chiaro che il Bitto storico non è solo un formaggio ma un punto di riferimento per chi in Valtellina (e anche più in là) guarda ad un'altro modo di concepire non solo l'agicoltura e la produzione alimentare ma tutta la gestione del territorio e lo stesso "sviluppo".