RibellidelBitto

Cronache di un gruppo ribelle di produttori agricoli di montagna. E dei loro sostenitori- coproduttori . Davide non si arrende a Golia (lobby agroindustriale foraggiata dal denaro pubblico)

RIPARTE LA CAMPAGNA SI SOSTEGNO ALLO STORICO RIBELLE (EX-BITTO STORICO)

BLOG UFFICIALE DEI RIBELLI DEL BITTO (SOCIETA' VALLI DEL BITTO BENEFIT)
La Società valli del bitto benefit è la forma organizzata, in grado anche di svolgere attività economica a sostegno dei produttori. Sono soci della "Valli del bitto benefit" i sostenitori (con ruoli di finanziatori/collaboratori volontari/consumatori), i produttori, i dipendenti Per associarsi basta acquistare una sola azione dal valore di 150 € per info: 334 332 53 66 info@formaggiobitto.com. Aiutaci anche anche acquistando una forma in dedica o anche solo un pezzo di storico ribelle vai allo shop online

venerdì 7 marzo 2014

Sciatt à porter. Il gusto della vera Valtellina a Milano

(07.03.14) Sciatt à porter. Il gusto della vera Valtellina a Milano
 

Sciatt à porter è un locale (inaugurato lo scorso ottobre) che promette molto bene. Collocato in Via Monte Grappa 18 (zona movida di Corso Como) è basato su un concept molto chiaro, su una formula lieve (che fa sentire l'avventore a proprio agio), ma seria e rigorosa in un locale (arredamento, servizio) dai giusti equilibri. Una cena ad un ristorante oggi è un po' impegnativa sia dal punto di vista del portafoglio che della dietistica. Una volta ogni tanto si può fare (bilancio permettendo) ma questo locale semi-take away (dove stai anche seduto) consente a giovani e meno giovani di conoscere i sapori autentici della Valtellina. E' commuovente poter gustare dei veri sciatt in centro a Milano (a volte anche in Valtellina trovi delle ciofeche con la pastella spssa mezzo pollice). Grandiosa l'idea dello sciatt come street food nel cono-cartoccio (quello da fish and chips per intenderci) in un'era in cui la global pizza rischia di lasciare un vuoto dopo aver occupato uno spazio immenso nella ristorazione italiana.on la global pizza al declino e l'estenuata riproposizione di formule ethnic e fusion perché non valorizzare in modo intelligente, lieve, non retorico le infinite risorse della gastronomia italiana (quella che ha il suo punto di forza in materie prime autentiche e inimitabili)?

La risposta al declino inevitabile della pizza è nelle riscoperte locali. Ma così come a Sciatt a porter con la ricerca senza compromessi della materia prima locale. E CI TROVATE ANCHE IL NOSTRO BITTO STORICO (quello autentico del Presidio Slow Food firmato a mano da Paolo Ciapparelli e dal casaro). Bastano piccole cose a risollevare il morale. Perché togliere all'umanità il gusto e l'emozione delle cose buone? Perché il buono stimola la mente e il potere vuole obnubilare la mente con cibo tossico

p.s. sciatt significa rospo in valtellinese ma anche in milanese e se il cestone che invita a depositare i rifiuti porta una scritta cubitale "rüt" va ricordato che a Milano la stessa cosa si dice rüd che è identico. Insomma sentirsi a casa rilocalizzati ma con i sapori della montagna (non nel senso dello slogan Cademartori obviously).

www.facebook.com/sciattaporter
Pubblicato da Michele Corti alle 03:31 1 commento:
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Etichette: Milano, ristorazione

lunedì 3 marzo 2014

Siglato il patto fondativo tra i Principi delle Orobie

(02.03.14) Il 20 febbraio i soggetti promotori dell'intesa tra i FPO "Formaggi Principi delle Orobie" hanno siglato un documento costitutivo della ATI (Associazione Temporanea di Imprese)  FPO

Siglato il patto fondativo tra i Principi delle Orobie


di Michele Corti

In un documento sottoscritto al termine di una riunione tenutasi a S.Pellegrino Terme il 20 febbraio scorso i soggetti proponenti hanno ufficializzato gli obiettivi e le modalità di azione dei FPO (Formaggi Principi delle Orobie) e si sono indicati tutti gli aspetti rilevanti che dovranno essere posti a base dello statuto. C'è la volontà di costituire una rete di imprese ma anche di promuovere una più vasta rete con obiettivi di promozione territoriale


A trainare la cordata dei FPO è un nucleo di imprese: Latteria Sociale di Branzi (Bg), Latteria Sociale di Valtorta (Bg), Casarrigoni srl di Taleggio (Bg), Società agricola Locatelli Guglielmo e c. di Vedeseta (Bg) Soc. Coop S.Antonio in Val Taleggio di Vedeseta (Bg), Az. Agrituristica Quarteroni Ferdinando di lenna (Bg), Soc Bitto Trading spa di Gerola alta (So). Il consorzio di tutela del Formai de Mut e l'Associazione produttori dello stracchino all'antica, che hanno partecipato a tutte le riunioni preliminari e confermato la loro volontà di partecipazione al progetto FPO, sottoscriveranno in un secondo momento l'adesione dovendo, in quanto organismi associativi, svolgere i necessari adempimenti.
Il percorso dei FPO è indicativo delle "difficoltà fisiologiche" che la crazione di reti incontra nella realtà economico-sociale (italiana e della montagna in particolare). Anche in presenza di forti volontà i tempi per sviluppare collaborazione e progetti comuni sono lenti, almeno relativamente alle esigenze di una società e di mercati in rapida trasformazione. Oltre ad aspetti formali e burocratici pesa una cultura che non favorisce l'apertura e la collaborazione.
In positivo, però, va osservato che il quadro di collaborazione definito dai soggetti che hanno dato vita alla ATI FPO è molto avanzato. Se è stato necessario molto tempo per arrivare ad una formalizzazione è anche vero che questa definisce un livello di collaborazione molto impegnativo, molto avanzato, in sintonia con le dinamiche attuali. 
 
Un'intesa che guarda lontano

I FPO hanno ben presente che la cooperazione tra aziende non può essere limitata solo ad ottenere una maggiore visibilità, alla elaborazione di strategie di promozione non accessibili alle singole aziende. Sono ben consapevoli che le loro produzioni possono usufruire di un vantaggio legato ad una ben precisa connotazione territoriale che veicola valenze positive. I FPO pertanto guardano oltre la mera promozione commerciale e puntano ad operare insieme per la:

valorizzazione dell'identità dei prodotti e dei produttori, oltre alla maggiore divulgazione della conoscenza delle tradizioni montane e con esse la diffusione di una consapevolezza sull'importanza del loro mantenimento al fine di proteggere un ambiente\paesaggio, una cultura e l'economia agricola alpina.

Pur dal punto di vista di imprese private i FPO si rendono conto che l'economia casearia delle Terre Alte non può essere sostenibile senza il mantenimento di un tessuto di piccole aziende agrozootecniche. Di qui il proposito di costituire anche un  "osservatorio dell'agricoltura di montagna e di farsi portavoce della potenzialità del territorio".  Ma sostenere l'economia agricola montana significa sviluppare in modo integrato, in rete con gli operatori culturali, turistici e istituzionali le potenzialità del territorio. I FPO, ancora prima di costituirsi ufficialmente hanno promosso la collabprazione con Centri Studio (Valle Brembana e Valle Imagna) per ricerche storiche sui prodotti, con il CAI, Unione Bergamasca delle Sezioni e Sottosezioni, per la gestione di sentieri gastronomici e per la formazione delle guide e dei rifugisti, con il Parco delle Orobie Bergamasche, l'istituto Alberghiero di San Pellegrino Terme e la Comunità Montana Valle Brembana.
Qualcuno a questo punto potrebbe chiedersi se dietro l'operazione FPO non ci sia la volontà di creare un nuove ente. Nel documento sigliato a S.Pellegrino si sgombera in anticipo il campo da ogni equivoco in proposito:
È bene sottolineare l'alto valore di questa aggregazione, realmente pensata e sviluppata dal basso, ovvero dalle aziende e dai consorzi/ presidi dei formaggi orobici senza la presenza e l'influenza di soggetti pubblici ed enti. L'intento ben preciso è infatti quello di non voler creare un nuovo ente, bensì una "massa critica" operativa, che porti avanti gli obiettivi condivisi per la crescita delle aziende e per la loro sopravvivenza futura. Questo momento segna un passo storico importante non solo nello specifico panorama caseario, ma anche nel contesto montano.
Nessuna sostituzione con le istituzioni da parte dei FPO, ma anche la piena consapevolezza che oggi le imprese, soprattutto in territori fragili come le Terre Alte, devono operare in rete, aprirsi alla collaborazione orizzontale con imprese di diversi comparti economici ma anche con i soggetti culturali e le stesse istituzioni non limitatamente alla realizzazione di progetti e di iniziative temporanee ma come modus operandis ordinario.  Senza dimenticare l'obiettivo primario delle imprese (garantire a sé stesse una sostenibilità economica) i FPO si propongono di coinvolgere nelle loro iniziative gli operatori di altri settori, a partire da quello turistico con il quale sono evidenti le numerose possibilità di sinergia.


Iniziative già avviate e una grande presenza a Expo 2015

Senza attendere la formalizzazione i FPO, attraverso l'associazione Fiera di S.Matteo che ha svolto il ruolo di incubatore del progetto, hanno già lanciato diverse iniziative anche in campo turistico (come quella dei percorsi brembani realizzati in collaborazione con la Comunità Montana). Sarà l'Expo 2015 a MIlano, però, il banco di prova della capacità dei FPO di svolgere a pieno il ruolo di ambasciatori del gusto di un territorio. Grazie ad un accordo siglato con Slow Food subito dopo la  formalizzazione del documento costitutivo i FPO saranno presenti a Expo a partire dall'inaugurazione quando i 6 formaggi orobici per dieci giorni consecutivi costituiranno il tema delle degustazioni organizzate per le delegazioni internazionali nel padiglione Slow Food.  Questa occasione farà da volano alle proposte di visita lungo gli "Itinerari dei Principi delle Orobie" per tutta la durata del semestre Expo in forma di pacchetti e di escursioni organizzate (ma anche in forma di visite libere coadiuvate da appositi supporti informativi). Tali itinerari (a piedi, in MTB e in forma integrata con diversi mezzi di trasporto) si prefiggono di mettere in rete nuclei storici e altri elementi di interesse storico-culturale, rifugi, alpeggi, centri di produzione casearia. Ad essi si accederà anche dalla Valsassina e dalla Valtellina creando dei circuiti che mettono in relazione l'area delle Orobie occidentali con quella lariana, la Valtellina e Bergamo oltre che direttamente con Milano.
Tra i programmi dei FPO anche la partecipazione con un ruolo di spicco all'evento Terre d'Alpe che tra l'autunno 2014 e la primavera 2015 in prossimità di Expo si prefigge di portare - come è già successo con una prima edizione a Cuneo tra dicembre 2013 e febbraio 2014 - il mondo del pastoralismo e dell'alpeggio nelle città (in questo caso Bergamo e Brescia). Tutte queste iniziative saranno presentate in una conferenza stampa a Bergamo Città Alta nelle prossime settimane.
Pubblicato da Michele Corti alle 12:21 Nessun commento:
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Etichette: Expo2015, FPO, principi delle Orobie

Il Bitto storico parla sempre più giapponese

(18.12.13) L'articolo su un importante magazine giapponese di Keiko Kato e Maiko Masuko due fotografe di vini d'autore innamoratesi del Bitto storico. Ora è in cantiere il libro delle loro foto dei casari


Il Bitto storico parla

sempre più giapponese



di Michele Corti


Keiko Kato e Maiko Masuko sono due fotografe giapponesi specializzate in vino d'autore. Hanno ritratto vignaioli e vigne (tutti artigianali al massimo) in Francia, Italia, Georgia (la patria del vino) producendo diversi libri fotografici. Qualche anno fa hanno conosciuto a Cheese il Bitto storico e sono rimaste folgorate tanto da decidere di dedicarsi allo "storico" con lo stesso approccio del vino: raccontando gli autori, i loro volti, i loro gesti. Nel 2012 hanno realizzato un lungo reportage fotografico sui 13 alpeggi del Consorzio salvaguardia del Bitto storico. Io le ho accompagnate a piedi o con il Suzuky su 11 alpeggi. Su sue alpeggi dove il percorso a piedi era un po' troppo faticose le ha accompagnate in elicottero Gino Cattaneo, il patron de La Brace (sempre in prima fila quando c'è da sostenere il Bitto storico). Uno degli alpeggi raggiunti in elicottero è Cavizzola dove carica l'Alfio (Sassella) cui si riferisce la foto sotto (che sarà pubblicata nel libro).


Il reportage è stato realizzato con l'idea di pubblicare un libro fotografico dedicatoai casari, agli autori del Bitto storico. I veri protagonisti del Bitto storico sono gli alpeggi, le generazioni (decine) di casari che hanno operato nel passato, la capra Orobica, i calecc', la storia stessa. A patto che gli attuali autori del Bitto storico non si montino troppo la testa, però, questo libro avrà per protagonisti loro: i casari giovani o meno giovani, maschi o femmine, cui è toccato l'onore (ma anche l'onere) di ricevere il testimone. Pascoli, calecc' e animali saranno in secondo piano. Il testo sarà contenuto a poche mie note introduttive, giusto per capire perché il Bitto storico è un formaggio "eversivo", cos'è un calecc', ecc. Per il resto le foto saranno accompagnate da succinte didascalie e da note minime sull'alpeggio. Così, contenendo il testo al massimo,  sarà possibile pubblicare un'opera bilingue (italiano ed inglese) destinata a circolare nel mondo dove di estimatori del Bitto storico ce ne sono già tanti. Sarà anche possibile metterlo in vendita nei book shops frequentati dai turisti che arriveranno nel 2015 per l'Expo. Il programma prevede infatti che il volume fotografico esca nell'autunno 2014.

Il libro delle fotografe giapponesi sarà pronto nell'autunno 2014
Il "piano"è nato ieri a casa mia dove Keiko e Maika si sono incontrate con me e Giampiero Mazzoni. Con Giampiero c'è l'intenzione di realizzare (sempre in vista dell'Expo) una nuova edizione del libro "Il formaggio Val del Bitt. La storia, gli uomini gli alpeggi" (M.Corti, G.P. Mazzoni, C. Ruffoni)  che era stato pubblicato da Ersaf nel 2009 ma che è esaurito da tempo. Così, visto che le belle foto di Keiko e Maika sono sempre ne cassetto abbiamo rotto gli indugi e deciso di partire anche con il loro libro. Fare da sé senza aspettare le sovvenzioni delle istituzioni deve diventare la nuova parola d'ordine di chi opera in montagna. Al massimo cercheremo degli sponsor privati. Lamentarsi non serve a nulla. Se le istituzioni non fanno niente (anche per Expo) bisogna che la società impari a tornare a contare sulle proprie forze, sul mutualismo, sulla solidarietò, sullo spirito comunitario e di autoimprenditorialità. Non si illudano, però, i politicanti, i burocrati, le lobby di regime che poi non si andrà a chiedere il conto della destinazione delle gabelle versate dai contribuenti-servi-della-gleba. Facciamo da soli, impariamo a gestire e finanziare servizi, cultura (ma poi lorsignori faranno a meno del nostro sangue fiscale). Fortunatamente in Lombardia (e in Italia) ci sono ancora energie sane, voglia di fare, risorse che attendono solo di essere valorizzate. Macerarsi nella delusione e nel risentimento non serve a nulla. Non c'è mezzo migliore per mettere in crisi il regime che operare in modo costruttivo per risolvere i problemi a dispetto dei bastoni collocati sempre più numerosi in mezzo alle ruote dalle istituzioni e dalla burocrazia.


Il Bitto storico su Sotokoto
Ieri Keiko e Maika mi hanno consegnato una copia di Sotokoto, un magazine mesnile giapponese molto diffuso (è anche flight magazine delle Japan Airlines). Un anno fa, al rientro in Giappone tra un tour in Georgia e uno in Valtellina, Keiko e Maika avevano pubblicato un articolo di 4 pagine su Sotokoto (n. dicembre 2012). Fatte le scansioni delle pagine l'ho riportato qui sotto (cliccare le miniature per l'immagine a grande dimensione). La rivista è interessante perché è una rivista di tendenza che propaga i valori Loha. Qualcosa che ha a che vedere con "slow food", "slow life", "ecotourism". Il target è un pubblico metropolitano interessato a quanto è "buono, pulito e giusto" nel campo del consumo ma anche molto attento alla tradizione. Un edonismo temperato da una considerazione non formale per la sostenibilità, il benessere animale ecc. È di certo interessante questo scambio tra la visione "slow" nata in un contesto italiano e queste tendenze che maturano in Giappone. In Italia tradizione e modernità (con i corollari di benessere, comfort, realizzazione individuale) sono state viste in antitesi. In Giappone, come sappiamo tutti, tradizione e modernità rappresentano termini dialogici. Così alla fine siamo noi gli schiavi della novità tecnologica più di loro. Non deve meravigliare che in Giappone il Bitto storico registri interesse e sostegno. Forse sono più in grado i giapponesi di apprezzarlo che tanti lombardi che si sono appiattiti in una tensione modernistica unilaterale, che ignorano o disprezzano la propria storia e cultura (ricche e complesse come in tante altre parti d'Italia). Il guaio è che anche le pseudo "classi dirigenti" sono su questa linea e pensano che i valori del locale siano "provinciali". Visto cosa emerge nel mondo a dimostrare ignoranza e provincialismo sono proprio loro che non si accorgono come ci sia la corsa a recuperare e rifunzionalizzare tradizioni e culture, anche molto meno "dense" delle nostre. Così quando la pseudo "classe dirigente" degli pseudo imprenditori, dei burocrati, dei politicanti ha la ventura di incontrare fenomeni come il Bitto storico sulla propria strada che fa? Li considera una seccatura, una fisima da ultimi dei moikani. "Alla fine è solo un formaggio, che fa un fatturato ridicolo" dicono gli ignoranti. Non capiscono che dietro il formaggio "Bitto storico" c'è un fenomeno culturale, sociale, politico. Che li seppellirà

Sotokoto Cristina Gusmeroli (18 anni) e Dino Papini (17 anni) (a proposito dei vecchi casari trogloditi e fossilizzati sui pregiudizi del passato)
Clicca sulle miniature per guardare la pagina a grande formato


Pubblicato da Michele Corti alle 12:18 Nessun commento:
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Etichette: Giappone, Keiko&Maiko
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Michele Corti
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