(18.12.13) L'articolo su un importante magazine giapponese di Keiko
Kato e Maiko Masuko due fotografe di vini d'autore innamoratesi del
Bitto storico. Ora è in cantiere il libro delle loro foto dei casari
Il Bitto storico parla
sempre più giapponese
di Michele Corti
Keiko Kato e Maiko
Masuko sono due fotografe
giapponesi specializzate in vino d'autore. Hanno ritratto vignaioli e
vigne (tutti artigianali al massimo) in Francia, Italia, Georgia (la
patria del vino) producendo diversi libri fotografici. Qualche anno fa
hanno conosciuto a Cheese il Bitto storico e sono rimaste folgorate
tanto da decidere di dedicarsi allo "storico" con lo stesso approccio
del vino: raccontando gli autori, i loro volti, i loro gesti. Nel 2012
hanno realizzato un lungo reportage fotografico sui 13 alpeggi del
Consorzio salvaguardia
del Bitto storico. Io le ho accompagnate a piedi o con il Suzuky su 11
alpeggi. Su sue alpeggi dove il percorso a piedi era un po' troppo
faticose le ha accompagnate in elicottero Gino Cattaneo, il patron de La
Brace (sempre in prima fila quando c'è da sostenere il Bitto storico).
Uno degli alpeggi raggiunti in elicottero è Cavizzola dove carica
l'Alfio (Sassella) cui si riferisce la foto sotto (che sarà pubblicata
nel libro).
Il
reportage è stato realizzato con l'idea di pubblicare un libro
fotografico dedicatoai
casari, agli autori del Bitto storico. I veri protagonisti del Bitto
storico sono gli alpeggi, le generazioni (decine) di casari che hanno
operato nel passato, la capra Orobica, i calecc', la storia
stessa. A patto che gli attuali autori del Bitto storico non si montino
troppo la testa, però, questo libro avrà per protagonisti loro: i casari
giovani o meno giovani, maschi o femmine, cui è toccato l'onore (ma
anche l'onere) di ricevere il testimone. Pascoli, calecc' e
animali saranno in secondo piano. Il testo sarà contenuto a poche mie
note introduttive, giusto per capire perché il Bitto storico è un
formaggio "eversivo", cos'è un calecc', ecc. Per il resto le foto
saranno accompagnate da succinte didascalie e da note minime
sull'alpeggio. Così, contenendo il testo al massimo, sarà possibile
pubblicare un'opera bilingue (italiano ed inglese) destinata a circolare
nel mondo dove di estimatori del Bitto storico
ce ne sono già tanti. Sarà anche possibile metterlo in vendita nei book
shops frequentati dai turisti che arriveranno nel 2015 per l'Expo. Il
programma prevede infatti che il volume fotografico esca nell'autunno
2014.
Il libro delle fotografe giapponesi sarà pronto nell'autunno 2014
Il "piano"è nato ieri a casa mia dove Keiko e Maika si sono incontrate con me
e Giampiero Mazzoni. Con Giampiero c'è l'intenzione di realizzare (sempre in vista dell'Expo) una nuova edizione del libro "Il formaggio Val del Bitt. La storia, gli uomini gli alpeggi"
(M.Corti, G.P. Mazzoni, C. Ruffoni) che era stato pubblicato da Ersaf
nel 2009 ma che è esaurito da tempo. Così, visto che le belle foto di
Keiko e Maika sono sempre ne cassetto abbiamo rotto gli indugi e deciso
di partire anche con il loro libro. Fare da sé senza aspettare le
sovvenzioni delle istituzioni deve diventare la nuova parola d'ordine di
chi opera in montagna. Al massimo cercheremo degli sponsor privati.
Lamentarsi non serve a nulla. Se le istituzioni non fanno niente (anche
per Expo) bisogna che la società impari a tornare a contare sulle
proprie forze, sul mutualismo, sulla solidarietò, sullo spirito
comunitario e di autoimprenditorialità. Non si illudano, però, i
politicanti, i burocrati, le lobby di regime che poi non si andrà
a chiedere il conto della destinazione delle gabelle versate dai
contribuenti-servi-della-gleba. Facciamo da soli, impariamo a gestire e
finanziare servizi, cultura (ma poi lorsignori faranno a meno del nostro
sangue fiscale). Fortunatamente in Lombardia (e in Italia) ci sono
ancora energie sane, voglia di fare, risorse che attendono solo di
essere valorizzate. Macerarsi nella delusione e nel risentimento non
serve a nulla. Non c'è mezzo migliore per mettere in crisi il regime che
operare in
modo costruttivo per risolvere i problemi a dispetto dei bastoni
collocati sempre più numerosi in mezzo alle ruote dalle istituzioni e
dalla burocrazia.
Il Bitto storico su Sotokoto
Ieri
Keiko e Maika mi hanno consegnato una copia di Sotokoto, un magazine
mesnile giapponese molto
diffuso (è anche flight magazine delle Japan Airlines). Un anno fa, al
rientro in Giappone tra un tour in Georgia e uno in Valtellina, Keiko e
Maika avevano pubblicato un articolo di 4 pagine su Sotokoto (n.
dicembre 2012). Fatte le scansioni delle pagine l'ho riportato qui sotto
(cliccare le miniature per l'immagine a grande dimensione). La rivista è
interessante perché è una rivista di tendenza che propaga i valori
Loha. Qualcosa che ha a che vedere con "slow food", "slow
life", "ecotourism". Il target è un pubblico metropolitano interessato a
quanto è "buono, pulito e giusto" nel campo del consumo ma anche molto
attento alla tradizione. Un edonismo temperato da una considerazione non
formale per la sostenibilità, il benessere animale ecc. È di certo
interessante questo scambio tra la visione "slow" nata in un contesto
italiano e queste tendenze che maturano in Giappone. In Italia
tradizione e modernità (con
i corollari di benessere, comfort, realizzazione individuale) sono state
viste in antitesi. In Giappone, come sappiamo tutti, tradizione e
modernità rappresentano termini dialogici. Così alla fine siamo noi gli
schiavi della novità tecnologica più di loro. Non deve meravigliare che
in Giappone il Bitto storico registri interesse e sostegno. Forse sono
più in grado i giapponesi di apprezzarlo che tanti lombardi che si sono
appiattiti in una tensione modernistica unilaterale,
che ignorano o disprezzano la propria storia e cultura (ricche e
complesse come in tante altre parti d'Italia). Il guaio è che anche le
pseudo "classi dirigenti" sono su questa linea e pensano che i valori
del locale siano "provinciali". Visto cosa emerge nel mondo a dimostrare
ignoranza e provincialismo sono proprio loro che non si accorgono come
ci sia la corsa a recuperare e rifunzionalizzare tradizioni e culture,
anche molto meno "dense" delle nostre. Così
quando la pseudo "classe dirigente" degli pseudo imprenditori, dei
burocrati, dei politicanti ha la ventura di incontrare fenomeni come il
Bitto storico sulla propria strada che fa? Li considera una seccatura,
una fisima da ultimi dei moikani. "Alla fine è solo un formaggio, che
fa un fatturato ridicolo" dicono gli ignoranti. Non capiscono che dietro
il formaggio "Bitto storico" c'è un fenomeno culturale, sociale,
politico. Che li seppellirà
Sotokoto Cristina Gusmeroli (18 anni) e Dino Papini (17 anni) (a proposito dei
vecchi casari trogloditi e fossilizzati sui pregiudizi del passato)
Clicca sulle miniature per guardare la pagina a grande formato
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