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venerdì 7 marzo 2014

Sciatt à porter. Il gusto della vera Valtellina a Milano

(07.03.14) Sciatt à porter. Il gusto della vera Valtellina a Milano
 

Sciatt à porter è un locale (inaugurato lo scorso ottobre) che promette molto bene. Collocato in Via Monte Grappa 18 (zona movida di Corso Como) è basato su un concept molto chiaro, su una formula lieve (che fa sentire l'avventore a proprio agio), ma seria e rigorosa in un locale (arredamento, servizio) dai giusti equilibri. Una cena ad un ristorante oggi è un po' impegnativa sia dal punto di vista del portafoglio che della dietistica. Una volta ogni tanto si può fare (bilancio permettendo) ma questo locale semi-take away (dove stai anche seduto) consente a giovani e meno giovani di conoscere i sapori autentici della Valtellina. E' commuovente poter gustare dei veri sciatt in centro a Milano (a volte anche in Valtellina trovi delle ciofeche con la pastella spssa mezzo pollice). Grandiosa l'idea dello sciatt come street food nel cono-cartoccio (quello da fish and chips per intenderci) in un'era in cui la global pizza rischia di lasciare un vuoto dopo aver occupato uno spazio immenso nella ristorazione italiana.on la global pizza al declino e l'estenuata riproposizione di formule ethnic e fusion perché non valorizzare in modo intelligente, lieve, non retorico le infinite risorse della gastronomia italiana (quella che ha il suo punto di forza in materie prime autentiche e inimitabili)?

La risposta al declino inevitabile della pizza è nelle riscoperte locali. Ma così come a Sciatt a porter con la ricerca senza compromessi della materia prima locale. E CI TROVATE ANCHE IL NOSTRO BITTO STORICO (quello autentico del Presidio Slow Food firmato a mano da Paolo Ciapparelli e dal casaro). Bastano piccole cose a risollevare il morale. Perché togliere all'umanità il gusto e l'emozione delle cose buone? Perché il buono stimola la mente e il potere vuole obnubilare la mente con cibo tossico

p.s. sciatt significa rospo in valtellinese ma anche in milanese e se il cestone che invita a depositare i rifiuti porta una scritta cubitale "rüt" va ricordato che a Milano la stessa cosa si dice rüd che è identico. Insomma sentirsi a casa rilocalizzati ma con i sapori della montagna (non nel senso dello slogan Cademartori obviously).

lunedì 3 marzo 2014

Siglato il patto fondativo tra i Principi delle Orobie

(02.03.14) Il 20 febbraio i soggetti promotori dell'intesa tra i FPO "Formaggi Principi delle Orobie" hanno siglato un documento costitutivo della ATI (Associazione Temporanea di Imprese)  FPO

Siglato il patto fondativo tra i Principi delle Orobie


di Michele Corti

In un documento sottoscritto al termine di una riunione tenutasi a S.Pellegrino Terme il 20 febbraio scorso i soggetti proponenti hanno ufficializzato gli obiettivi e le modalità di azione dei FPO (Formaggi Principi delle Orobie) e si sono indicati tutti gli aspetti rilevanti che dovranno essere posti a base dello statuto. C'è la volontà di costituire una rete di imprese ma anche di promuovere una più vasta rete con obiettivi di promozione territoriale


A trainare la cordata dei FPO è un nucleo di imprese: Latteria Sociale di Branzi (Bg), Latteria Sociale di Valtorta (Bg), Casarrigoni srl di Taleggio (Bg), Società agricola Locatelli Guglielmo e c. di Vedeseta (Bg) Soc. Coop S.Antonio in Val Taleggio di Vedeseta (Bg), Az. Agrituristica Quarteroni Ferdinando di lenna (Bg), Soc Bitto Trading spa di Gerola alta (So). Il consorzio di tutela del Formai de Mut e l'Associazione produttori dello stracchino all'antica, che hanno partecipato a tutte le riunioni preliminari e confermato la loro volontà di partecipazione al progetto FPO, sottoscriveranno in un secondo momento l'adesione dovendo, in quanto organismi associativi, svolgere i necessari adempimenti.
Il percorso dei FPO è indicativo delle "difficoltà fisiologiche" che la crazione di reti incontra nella realtà economico-sociale (italiana e della montagna in particolare). Anche in presenza di forti volontà i tempi per sviluppare collaborazione e progetti comuni sono lenti, almeno relativamente alle esigenze di una società e di mercati in rapida trasformazione. Oltre ad aspetti formali e burocratici pesa una cultura che non favorisce l'apertura e la collaborazione.
In positivo, però, va osservato che il quadro di collaborazione definito dai soggetti che hanno dato vita alla ATI FPO è molto avanzato. Se è stato necessario molto tempo per arrivare ad una formalizzazione è anche vero che questa definisce un livello di collaborazione molto impegnativo, molto avanzato, in sintonia con le dinamiche attuali. 
 
Un'intesa che guarda lontano

I FPO hanno ben presente che la cooperazione tra aziende non può essere limitata solo ad ottenere una maggiore visibilità, alla elaborazione di strategie di promozione non accessibili alle singole aziende. Sono ben consapevoli che le loro produzioni possono usufruire di un vantaggio legato ad una ben precisa connotazione territoriale che veicola valenze positive. I FPO pertanto guardano oltre la mera promozione commerciale e puntano ad operare insieme per la:

valorizzazione dell'identità dei prodotti e dei produttori, oltre alla maggiore divulgazione della conoscenza delle tradizioni montane e con esse la diffusione di una consapevolezza sull'importanza del loro mantenimento al fine di proteggere un ambiente\paesaggio, una cultura e l'economia agricola alpina.

Pur dal punto di vista di imprese private i FPO si rendono conto che l'economia casearia delle Terre Alte non può essere sostenibile senza il mantenimento di un tessuto di piccole aziende agrozootecniche. Di qui il proposito di costituire anche un  "osservatorio dell'agricoltura di montagna e di farsi portavoce della potenzialità del territorio".  Ma sostenere l'economia agricola montana significa sviluppare in modo integrato, in rete con gli operatori culturali, turistici e istituzionali le potenzialità del territorio. I FPO, ancora prima di costituirsi ufficialmente hanno promosso la collabprazione con Centri Studio (Valle Brembana e Valle Imagna) per ricerche storiche sui prodotti, con il CAI, Unione Bergamasca delle Sezioni e Sottosezioni, per la gestione di sentieri gastronomici e per la formazione delle guide e dei rifugisti, con il Parco delle Orobie Bergamasche, l'istituto Alberghiero di San Pellegrino Terme e la Comunità Montana Valle Brembana.
Qualcuno a questo punto potrebbe chiedersi se dietro l'operazione FPO non ci sia la volontà di creare un nuove ente. Nel documento sigliato a S.Pellegrino si sgombera in anticipo il campo da ogni equivoco in proposito:
È bene sottolineare l'alto valore di questa aggregazione, realmente pensata e sviluppata dal basso, ovvero dalle aziende e dai consorzi/ presidi dei formaggi orobici senza la presenza e l'influenza di soggetti pubblici ed enti. L'intento ben preciso è infatti quello di non voler creare un nuovo ente, bensì una "massa critica" operativa, che porti avanti gli obiettivi condivisi per la crescita delle aziende e per la loro sopravvivenza futura. Questo momento segna un passo storico importante non solo nello specifico panorama caseario, ma anche nel contesto montano.
Nessuna sostituzione con le istituzioni da parte dei FPO, ma anche la piena consapevolezza che oggi le imprese, soprattutto in territori fragili come le Terre Alte, devono operare in rete, aprirsi alla collaborazione orizzontale con imprese di diversi comparti economici ma anche con i soggetti culturali e le stesse istituzioni non limitatamente alla realizzazione di progetti e di iniziative temporanee ma come modus operandis ordinario.  Senza dimenticare l'obiettivo primario delle imprese (garantire a sé stesse una sostenibilità economica) i FPO si propongono di coinvolgere nelle loro iniziative gli operatori di altri settori, a partire da quello turistico con il quale sono evidenti le numerose possibilità di sinergia.


Iniziative già avviate e una grande presenza a Expo 2015

Senza attendere la formalizzazione i FPO, attraverso l'associazione Fiera di S.Matteo che ha svolto il ruolo di incubatore del progetto, hanno già lanciato diverse iniziative anche in campo turistico (come quella dei percorsi brembani realizzati in collaborazione con la Comunità Montana). Sarà l'Expo 2015 a MIlano, però, il banco di prova della capacità dei FPO di svolgere a pieno il ruolo di ambasciatori del gusto di un territorio. Grazie ad un accordo siglato con Slow Food subito dopo la  formalizzazione del documento costitutivo i FPO saranno presenti a Expo a partire dall'inaugurazione quando i 6 formaggi orobici per dieci giorni consecutivi costituiranno il tema delle degustazioni organizzate per le delegazioni internazionali nel padiglione Slow Food.  Questa occasione farà da volano alle proposte di visita lungo gli "Itinerari dei Principi delle Orobie" per tutta la durata del semestre Expo in forma di pacchetti e di escursioni organizzate (ma anche in forma di visite libere coadiuvate da appositi supporti informativi). Tali itinerari (a piedi, in MTB e in forma integrata con diversi mezzi di trasporto) si prefiggono di mettere in rete nuclei storici e altri elementi di interesse storico-culturale, rifugi, alpeggi, centri di produzione casearia. Ad essi si accederà anche dalla Valsassina e dalla Valtellina creando dei circuiti che mettono in relazione l'area delle Orobie occidentali con quella lariana, la Valtellina e Bergamo oltre che direttamente con Milano.
Tra i programmi dei FPO anche la partecipazione con un ruolo di spicco all'evento Terre d'Alpe che tra l'autunno 2014 e la primavera 2015 in prossimità di Expo si prefigge di portare - come è già successo con una prima edizione a Cuneo tra dicembre 2013 e febbraio 2014 - il mondo del pastoralismo e dell'alpeggio nelle città (in questo caso Bergamo e Brescia). Tutte queste iniziative saranno presentate in una conferenza stampa a Bergamo Città Alta nelle prossime settimane.

Il Bitto storico parla sempre più giapponese

(18.12.13) L'articolo su un importante magazine giapponese di Keiko Kato e Maiko Masuko due fotografe di vini d'autore innamoratesi del Bitto storico. Ora è in cantiere il libro delle loro foto dei casari


Il Bitto storico parla

sempre più giapponese



di Michele Corti


Keiko Kato e Maiko Masuko sono due fotografe giapponesi specializzate in vino d'autore. Hanno ritratto vignaioli e vigne (tutti artigianali al massimo) in Francia, Italia, Georgia (la patria del vino) producendo diversi libri fotografici. Qualche anno fa hanno conosciuto a Cheese il Bitto storico e sono rimaste folgorate tanto da decidere di dedicarsi allo "storico" con lo stesso approccio del vino: raccontando gli autori, i loro volti, i loro gesti. Nel 2012 hanno realizzato un lungo reportage fotografico sui 13 alpeggi del Consorzio salvaguardia del Bitto storico. Io le ho accompagnate a piedi o con il Suzuky su 11 alpeggi. Su sue alpeggi dove il percorso a piedi era un po' troppo faticose le ha accompagnate in elicottero Gino Cattaneo, il patron de La Brace (sempre in prima fila quando c'è da sostenere il Bitto storico). Uno degli alpeggi raggiunti in elicottero è Cavizzola dove carica l'Alfio (Sassella) cui si riferisce la foto sotto (che sarà pubblicata nel libro).


Il reportage è stato realizzato con l'idea di pubblicare un libro fotografico dedicatoai casari, agli autori del Bitto storico. I veri protagonisti del Bitto storico sono gli alpeggi, le generazioni (decine) di casari che hanno operato nel passato, la capra Orobica, i calecc', la storia stessa. A patto che gli attuali autori del Bitto storico non si montino troppo la testa, però, questo libro avrà per protagonisti loro: i casari giovani o meno giovani, maschi o femmine, cui è toccato l'onore (ma anche l'onere) di ricevere il testimone. Pascoli, calecc' e animali saranno in secondo piano. Il testo sarà contenuto a poche mie note introduttive, giusto per capire perché il Bitto storico è un formaggio "eversivo", cos'è un calecc', ecc. Per il resto le foto saranno accompagnate da succinte didascalie e da note minime sull'alpeggio. Così, contenendo il testo al massimo,  sarà possibile pubblicare un'opera bilingue (italiano ed inglese) destinata a circolare nel mondo dove di estimatori del Bitto storico ce ne sono già tanti. Sarà anche possibile metterlo in vendita nei book shops frequentati dai turisti che arriveranno nel 2015 per l'Expo. Il programma prevede infatti che il volume fotografico esca nell'autunno 2014.

Il libro delle fotografe giapponesi sarà pronto nell'autunno 2014
Il "piano"è nato ieri a casa mia dove Keiko e Maika si sono incontrate con me e Giampiero Mazzoni. Con Giampiero c'è l'intenzione di realizzare (sempre in vista dell'Expo) una nuova edizione del libro "Il formaggio Val del Bitt. La storia, gli uomini gli alpeggi" (M.Corti, G.P. Mazzoni, C. Ruffoni)  che era stato pubblicato da Ersaf nel 2009 ma che è esaurito da tempo. Così, visto che le belle foto di Keiko e Maika sono sempre ne cassetto abbiamo rotto gli indugi e deciso di partire anche con il loro libro. Fare da sé senza aspettare le sovvenzioni delle istituzioni deve diventare la nuova parola d'ordine di chi opera in montagna. Al massimo cercheremo degli sponsor privati. Lamentarsi non serve a nulla. Se le istituzioni non fanno niente (anche per Expo) bisogna che la società impari a tornare a contare sulle proprie forze, sul mutualismo, sulla solidarietò, sullo spirito comunitario e di autoimprenditorialità. Non si illudano, però, i politicanti, i burocrati, le lobby di regime che poi non si andrà a chiedere il conto della destinazione delle gabelle versate dai contribuenti-servi-della-gleba. Facciamo da soli, impariamo a gestire e finanziare servizi, cultura (ma poi lorsignori faranno a meno del nostro sangue fiscale). Fortunatamente in Lombardia (e in Italia) ci sono ancora energie sane, voglia di fare, risorse che attendono solo di essere valorizzate. Macerarsi nella delusione e nel risentimento non serve a nulla. Non c'è mezzo migliore per mettere in crisi il regime che operare in modo costruttivo per risolvere i problemi a dispetto dei bastoni collocati sempre più numerosi in mezzo alle ruote dalle istituzioni e dalla burocrazia.


Il Bitto storico su Sotokoto
Ieri Keiko e Maika mi hanno consegnato una copia di Sotokoto, un magazine mesnile giapponese molto diffuso (è anche flight magazine delle Japan Airlines). Un anno fa, al rientro in Giappone tra un tour in Georgia e uno in Valtellina, Keiko e Maika avevano pubblicato un articolo di 4 pagine su Sotokoto (n. dicembre 2012). Fatte le scansioni delle pagine l'ho riportato qui sotto (cliccare le miniature per l'immagine a grande dimensione). La rivista è interessante perché è una rivista di tendenza che propaga i valori Loha. Qualcosa che ha a che vedere con "slow food", "slow life", "ecotourism". Il target è un pubblico metropolitano interessato a quanto è "buono, pulito e giusto" nel campo del consumo ma anche molto attento alla tradizione. Un edonismo temperato da una considerazione non formale per la sostenibilità, il benessere animale ecc. È di certo interessante questo scambio tra la visione "slow" nata in un contesto italiano e queste tendenze che maturano in Giappone. In Italia tradizione e modernità (con i corollari di benessere, comfort, realizzazione individuale) sono state viste in antitesi. In Giappone, come sappiamo tutti, tradizione e modernità rappresentano termini dialogici. Così alla fine siamo noi gli schiavi della novità tecnologica più di loro. Non deve meravigliare che in Giappone il Bitto storico registri interesse e sostegno. Forse sono più in grado i giapponesi di apprezzarlo che tanti lombardi che si sono appiattiti in una tensione modernistica unilaterale, che ignorano o disprezzano la propria storia e cultura (ricche e complesse come in tante altre parti d'Italia). Il guaio è che anche le pseudo "classi dirigenti" sono su questa linea e pensano che i valori del locale siano "provinciali". Visto cosa emerge nel mondo a dimostrare ignoranza e provincialismo sono proprio loro che non si accorgono come ci sia la corsa a recuperare e rifunzionalizzare tradizioni e culture, anche molto meno "dense" delle nostre. Così quando la pseudo "classe dirigente" degli pseudo imprenditori, dei burocrati, dei politicanti ha la ventura di incontrare fenomeni come il Bitto storico sulla propria strada che fa? Li considera una seccatura, una fisima da ultimi dei moikani. "Alla fine è solo un formaggio, che fa un fatturato ridicolo" dicono gli ignoranti. Non capiscono che dietro il formaggio "Bitto storico" c'è un fenomeno culturale, sociale, politico. Che li seppellirà

Sotokoto Cristina Gusmeroli (18 anni) e Dino Papini (17 anni) (a proposito dei vecchi casari trogloditi e fossilizzati sui pregiudizi del passato)
Clicca sulle miniature per guardare la pagina a grande formato


domenica 24 novembre 2013

Progetto "Vie dei principi delle Orobie":

Fuori la neve dentro tanto calore per il Bitto storico e gli altri Principi delle Orobie 



Gerola Alta (24.11.2013) - Oggi presso il PalaGerola si è svolta la manifestazione di presentazione del progetto "Le vie dei Principi delle Orobie verso l'Expo 2015". Il clima era di anticipo d'inverno. Al di la delle ampie vetrate della  struttura si potevano scorgere tetti e abeti carichi di neve. Dentro, però, non è mancato il calore dell'accoglienza riservata dai presenti ai Principi (i formaggi degustati nella mattinata), al menù degli chef di Slow Cooking, e alla presentazione del progetto delle "Vie dei principi".

Rappresentati delle condotte lombarde di Slow Food e fedeli e appassionati  sostenitori del Bitto storico non si sono lasciati scoraggiare dalle previsioni meteo poco incoraggianti. Sono venuti dalla Valtellina, dalla Brianza, da Lecco, dalla Val Varrone, da Bergamo, da Varese.

C'erano anche i rappresentanti degli altri Principi venuti per l'occasione dall'alta Valbrembana, da Taleggio, dalla Valle Imagna (Locanda Roncaglia). Dalla Val Poschiavo è arrivato Plinio Pianta il presidente di Amamont (l'associazione transfrontaliera amici degli alpeggi e della montagna). Presente anche Enrico Dioli, presidente dell'associazione Valtellina nel futuro.




La presentazione del progetto 

Per presentare il progetto sono intervenuti Paolo Ciapparelli (presidente del Consorzio per la salvaguardia del Bitto storico), Lorenzo Berlendis (Slow Food Lombardia), Alvaro Ravasio (presidente del Consorzio per la tutela dello Strachitunt SVT Dop), Michele Corti (Soc. Valli del Bitto e animatore del percorso di progettazione delle Vie dei Principi). 


Ciapparelli ha ripercorso le tappe che hanno portato a ristabilire rapporti di amicizia e di collaborazione tra comunità collocate in due diverse provincie ma unite da antichi e profondi legami e lontane solo pochi chilometri in linea d'aria. 
Dall'idea di realizzare delle escursioni tra queste località collocate intorno al Pizzo dei Tre Signori si è arrivati a concepire una collaborazione di più ampio respiro tra località e formaggi, in questo allargamento, è maturata quasi spontanea l'idea dei "Principi delle Orobie" che si è concretizzata nella partecipazione comune a importanti eventi (a partire da Cheese 2011). Parallelamente si è passati a concepire un'insieme di itinerari per collegare alpeggi e caseifici legati alla produzione del "Principi" coinvolgendo i rifugi ed altre strutture turistiche.

Berlendis ha ribadito l'interesse con il quale Slow Food segue l'evoluzione del progetto del Principi. Non solo perché comprendono ben tre presidi Slow Food ma anche perché rappresentano un modello virtuoso. Ha anche sottolineato come, nell'ambito del coinvolgimento di Slow Food nell'Expo (con una probabile presenza con spazi espositivi), progetti come quello dei Principi non potranno non avere spazio e attenzione. Questi prodotti, infatti, richiamano quali sono o dovrebbero essere i temi ispiratori dell'Expo. Essi, per di più si prestano a richiamare l'attenzione sul ben diverso ruolo dei diversi modelli di produzione alimentare in termini di impatti ambientali e di trasformazioni climatiche.

Ravasio, che oltre che presidente del Consorzio Strachitunt è imprenditore caseario in Val Taleggio, ha messo l'accento sull'importanza che i soggetti imprenditoriali del territorio (dalle aziende agricole, alle rivendite alimentari, agli artigiani) diventino protagonisti in prima persona delle iniziative che li riguardino imparando a non delegare a associazioni di categoria, politica, amministrazioni pubbliche la soluzione dei loro problemi. Una sottolineatura che si traduce nell'invito a fare rete e ad attuare iniziative senza aspettare nessuno.

Il segreto dei Principi: leggere la storia e il territorio, costruire reti di fiducia e collaborazione sincera

A Corti è toccato presentare il progetto nei suoi contenuti ormai ben delineati. Ha ripreso gli spunti dell'intervento di Ciapparelli sui rapporti tra le valli orobiche evidenziando come le idee forza del progetto "Vie dei Principi" nascono dallo studio della storia. Le Orobie occidentali rappresentano un grande comprensorio pastorale in forza di clima e orografia, ma sono anche in connessione con la Valtellina, il Lago di Como, Bergamo e - tramite Como e Lecco - con Milano. Un mondo alpestre ma non "fuori dal mondo". 




Il Bitto e il Branzi (nome che un tempo assumeva il Bitto commercializzato sulla piazza di Branzi in alta Val Brembana) viaggiavano l'uno sulla via d'acqua del Lario, l'altro per la via Priula godendo di due vie che per gli standard dei secoli passati erano "autostrade". In più la connessione strettissima tra Orobie occidentali e città e pianura lombarda era costituita dalla transumanza stagionale dei bergamini/malghesi che ogni primavera (dal XV al XX secolo) risalivano con le loro "bergamine" (mandrie lattifere) dalle cascine che li avevano ospitato nella Bassa verso gli alpeggi della Valsassina, Valle Imagna, Val Taleggio, Alta Val Brembana, Val Tartano ed anche Valli del Bitto. Territorio in parte rude e poco ospitale, genuinamente alpestre e pastorale, ma nel suo genere ricco e collegato ai centri economici. Oggi questo dualismo: una montagna "vera", una realtà pastorale autentica ma al tempo stesso facilmente accessibile da tre lati: da Nord, dal Lago di Como, da Sud (Lecco e Bergamo) è l'elemento di forza di un progetto di lancio turistico delle Orobie occidentali quale destinazione pregiata di turismo gastronomico e culturale in un contesto di paesaggi e itinerari di montagna. La leva è rappresentata da una concentrazione di formaggi artigianali quale nessun altro territorio può vantare. Grazie ai Principi le Orobie possono divenire conosciute in tutto il mondo quale "terra alta di grandi formaggi".  Poi c'è la grande risorsa dei rifugi, dei sentieri, delle testimonianze storiche (vie commerciali, miniere, chiese affrescate, borghi storici). 



Su queste basi si è elaborata una proposta di offerte turistiche differenziate (visiter accompagnate, pacchetti, supporti alla fruizione "libera") che presuppone una stretta collaborazione intervalliva e tra operatori di diverse categorie. Si tratta di offrire supporti informativi, servizi di navetta, di accompagnamento, di prenotazione efficienti. Una bella sfida, ma anche 
un'occasione per fare un salto di qualità, un'occasione di quelle che si presentano una volta sola nella vita. Un'occasione, per esempio, per imparare a coordinarsi, a non organizzare eventi in contemporanea, a ribaltare concorrenzialità sterili in complementarietà.  Occorrerà molta formazione, molta professionalità, ma anche tanta disponibilità a lavorare insieme, a partecipare, a proporre, a superare le difficoltà.  


Rispetto ai grandi progetti affidati dalle istituzioni a centri e società specializzate che operano a tavolino questo progetto ha il vantaggio di ridurre notevolmente gli investimenti e di puntare a prodotti alla portata di mano degli attori locali, espressione dei loro obiettivi. Serviranno certo anche risorse finanziarie ma si preferisce puntare su sponsor privati. Le istituzioni, se vorranno, appoggeranno.

Il Bitto storico da la forza di credere e sperare anche a chi vuole produrre vino, mele, miele in modo naturale

Dopo la presentazione del progetto delle "Vie dei Principi" c'è stato tempo per qualche conversazione con amici vecchi e nuovi. Poi ci si è trasferiti al Centro del Bitto. La tappa nella casera di stagionatura, nel "Santuario del Bitto" è d'obbligo anche per chi lo conosce bene. Ogni volta il profumo che sale dalle scale mentre si scende al livello inferiore ti cattura come fosse la prima volta e, una volta scesi tra le scansie, non si può fare a meno di avvertire la potenza della magia del "tesoro delle Orobie". Dentro nel "santuario" si dimenticano le difficoltà e i dubbi. Quello che è stato fatto per mantenere questa realtà è comunque ben fatto.
Al Pala Gerola, e poi nel magico ambiente del "Santuario", i discorsi sul Bitto e i principi si sono intrecciati con quelli di altre realtà oltre ai formaggi. Si è parlato anche di vino e di miele con produttori valtellinesi che fanno riferimento all'esperienza del Bitto quale esempio. Non sono pochi i "ribelli del cibo naturale" che nel difficile contesto di una Valtellina dell'agroalimentare "di plastica" (immagine di montagne immacolate, realtà di materie prime global) lottano per affermare idee di agricoltura naturale, si sforzano di andare controcorrente

Quando si scopre che c'è chi trae fiducia e ispirazione da quanto fatto dal Bitto storico si ha l'impressione confortante che i semi non siano finiti sulla strada o tra i rovi, che l'esempio di chi tiene la schiena diritta produca frutti. 
E' chiaro che il Bitto storico non è solo un formaggio ma un  punto di riferimento per chi in Valtellina (e anche più in là) guarda ad un'altro modo di concepire non solo l'agicoltura e la produzione alimentare ma tutta la gestione del territorio e lo stesso "sviluppo".




sabato 16 novembre 2013

Domenica 24 a Gerola con i Principi delle Orobie

(16.11.13) A Gerola alta, la culla del Bitto storico, recentemente conosciuta da milioni di telespettatori grazie al servizio di Striscia, si terrà domenica prossima un evento... storico. Si parlerà del grand eprogetto "Principi delle Orobie"

Casari resistenti

e Principi delleOrobie
 
a Gerola alta (So) PalaGerola - domenica 24 novembre
 


Con il sostegno di Slow Food Lombardia e di Terra Madre (e la collaborazione degli altri “Principi”)nto il Consorzio per la Salvaguardia del Bitto storico, la Pro Loco Valgerola, l'Ecomuseo Valgerola organizzano un evento che segna l'avvio del grande progetto
i formaggi  “PRINCIPI DELLE OROBIE”
Degustazioni, incontri, confronti e dibattiti attorno ai 6 formaggi i cui produttori hanno sottoscritto il Progetto PRINCIPI DELLE OROBIE, un progetto fortemente innovativo che si propone quale motore di sviluppo turistico e territoriale in tutto il massiccio delle Orobie occidentali rispolverando in chiave attuale e multifunzionale, la centralità dell'economia pastorale e casearia.

PROGRAMMA DELLA GIORNATA
10,30 LABORATORI DEL GUSTO con i formaggi “Principi delle Orobie”
13,00 PRANZO CONVIVIALE curato dagli chef di Slow Cooking dell'Osteria del Crotto di Morbegno, dell' Osteria al Gigianca di Bergamo e del Cantinone di Madesimo (vedi a fianco).
14,30 CONFERENZA di presentazione del Progetto nel corso della quale verranno illustrati i motivi ispiratori e gli obiettivi e fornita una anticipazione sugli Itinerari dei Principi delle Orobie verso Expo 2015
16,00 VISITA GUIDATA AL CENTRO DEL BITTO con la casera-museo-centro di cultura dove si trovano forme in invecchiamento oltre 10 anni nel Sancta Sanctorum del Santuario del Bitto
MENU' DEI PRINCIPI DELLE OROBIE (30 €) PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
Pizzoccheri di Gordona mantecati al Branzi
Stinco di maiale con schiuma di Bitto storico
Mousse all’Agri’ della Valtorta con cialda alle castagne e salsa di cachi
Vini (compresi nel menù) della casa vinicola valtellinese Nino Negri
Servizio a cura della Pro Loco di Gerola Alta
I“principi” sono: tre presidi Slow Food: Bitto storico PSL, Agrì di Valtorta PSL e Stacchino all'antica della Valli Orobiche PSL, più tre formaggi storici delle valli orobiche bergamasche: Formai de Mut DOP, Strachitunt DOP e Branzi FTB
info: Paolo Ciapparelli 3343325366 info@formaggiobitto.com

domenica 20 ottobre 2013

Bitto storico e Gerola a Striscia la notizia

Bitto storico a Paesi e Paesaggi (Striscia la notizia)

(20,10.2013) La nuova rubrica di Striscia la notizia "Paesi e Paesaggi" ha dedicato una puntata al Bitto storico, a Gerola, al parco pastorale - di fatto, ovvero senza burocrazie e magerie - del Bitto storico, dei calecc' e della capra Orobica.
Presentato per quello che è e per quello che vale: uno straordinario parco vivo, dove le tradizioni e le pratiche pastorali millenarie (sul serio) non sopravvivono ma son o orgogliosamente proiettate al futuro, mentre il modello dell'antiagricoltura della zootecnia industrializzata dei mangimi ogm e degli intrugli, delle mucche "macchine da latte" usa e getta fa acqua da tutte le parti. Lo sostengono continuando a rimediare agli errori e agli impatti sostenibili attaccando nuove soluzioni tecnologiche industriali per "mettere una pezza".

Il regime, le caste locali e i media che vivono della loro pubblicità (i soldi vengono sempre dalle tasche dei cittadini) esaltano in questi giorni in Valtellina l'apertura dell'impianto a biogas a Postalesio, presso la sede del Colavev (centrale del latte). Liquami che viaggiano per mezza Valtellina per sostenere un sistema che sta in piedi solo con il puntello di grandi contributi pubblici, sottratti all'agricoltura contadina, all'agricoltura veramente sostenibile (contributi per le latterie industriali, premi pac sproporzionati per le grandi aziende, soldi per il biogas) . 

Il Bitto storico non solo non ha mai avuto sostegno pubblico, ma è stato osteggiato e combattuto dalla istituzioni che appoggiano l'agricoltura, la zootecnia, il caseificio industriali (anche per motivi bassamente clientelari e di spartizione dei soldi pubblici). Unico caso al mondo in cui un prodotto che voleva rimanere fedele ad un metodo di produzione costante e tradizioanle legato al territorio e alla storia è stato multato per "lesa Dop". 

La forza del Bitto storico sta nella gente comune, che ne ha piene le scatole di istituzioni al servizio delle caste. 

VENITE A TROVARCI AL CENTRO DEL BITTO (il santuario del Bitto storico) A GEROLA ALTA. LA MAGIA DEGLI ALPEGGI E DELLA STORIA DEL BITTO POTRETE ASSAPORARLE TUTTO L'ANNO NELLA CASERA, LUOGO DI CONOSCENZA PIU' CHE DI STAGIONATURA, MUSEO VIVENTE. E LA PROSSIMA ESTATE VENITE SUGLI ALPEGGI DOVE NASCE QUESTO CAPOLAVORO.
Esattamente come tanti secoli fa

sabato 19 ottobre 2013

Quegli scambi di identità tra Bitto e Bitto



Comunicato del Consorzio salvaguardia Bitto storico


Quegli scambi di identità tra Bitto e Bitto


Noi del Bitto storico ne abbiamo viste di tutti i colori, ci siamo visti contestare il diritto ad utilizzare la denominazione Bitto e siamo stati anche sanzionati per questo dal Ministero. Il motivo? Non abbiamo voluto tradire un metodo di produzione costante e tradizionale legato a uno specifico territorio, ovvero l'essenza di quello che dovrebbero tutelare le denominazioni di “origine”.


Siamo stati rimproverati di essere “trogloditi” perché, nel duemila, utilizziamo ancora il calecc. Da chi? Da chi ha poi riprodotto il calecc sulla pelure del Bitto non storico e abusa di questo simbolo in ogni salsa. Non parliamo dei volgari stratagemmi commerciali per spacciare per Bitto storico del Presidio Slow Food quello che non lo è. Passi. Nel commercio di frodi ce ne sono tante.


Ma c'è qualcosa che ancora riesce ad indignarci. Alla presentazione della Mostra del Bitto 2013, Renato Ciaponi, dimenticando di rappresentare anche l'istituzione locale (ovvero tutti), ha attribuito al Bitto del consorzio CTCB meriti che sono del Bitto storico. Non ci indignano tanto per questi comportamenti (ai quali negli anni ci siamo abituati), quanto per il fatto che nessuno in Valtellina, ancora oggi, alzi la voce per contestarli.


È il Bitto storico che, per la sua altissima qualità e per la sua storia senza compromessi, viene richiesto quale vera eccellenza del caseificio mondiale in America, Asia e Oceania. Non è il Bitto “istituzionale” che va nel mondo, nonostante i generosi contributi per spese promozionali (spesso pretesto di sprechi e mangerie).
Anche se dopati i brocchi non possono vincere il Gran Premio. Forse Ciaponi ha scambiato “mondo” con “supermercati” e il Bitto dei ganzi modernisti con il “Bitto storico” dei trogloditi. Una specie di allucinazione.


Non ci interessa scendere ancora in polemica con questi personaggi e queste istituzioni screditate, che con il bene comune hanno ormai poco a che fare. Hanno cercato di distruggerci ma non ci sono riusciti.
Hanno poi capito che noi siamo stati la loro salvezza perché abbiamo sostenuto l'immagine del Bitto mentre loro sfruttavano in modo parassitario la rendita di posizione di una reputazione storica prestigiosa in un'ottica commerciale di breve respiro.


Quello che continuiamo a non accettare è che non ci sia una reazione nei valtellinesi, anche nei tanti che conoscono la storia del Bitto e che dicono di sostenerci. Dovrebbe essere arrivata l'ora in cui certi comportamenti cialtroneschi di chi occupa le istituzioni non dovrebbero più essere fatti passare come cose normali e tollerabili.
Quanto a noi abbiamo combattuto per vent'anni e siamo ancora qui e abbiamo la pazienza di aspettare che la storia ci renda giustizia.

Il Consorzio per la tutela del Bitto storico
Via Nazionale, 21, Gerola Alta

Gerola alta, 18 ottobre 2013